/ Giornale a più voci dere atto e cercare di darsi ragione delle cause di talune disfunzioni, ston~ cizzandole. Da queste premesse può discen.dere 1'01 pportunità di affro,ntare l'argom·ento delle critiche ai partiti, chiarendo, in un primo momento·, quali sono le funzioni che ai partiti si è ritenuto di attribuire e quelle che i partiti stessi si sono attribuite e hanno riconosciute prop 1 rie, più o meno esplicitamente; e quindi verificando come tali funnio,ni so,no state esercitate: non ricorrendo a modelli mitici offerti dalla storiografia, dalla scienza politica, dalla sociologia; ,non contrap 1 ponendo un vago ed arbitrario « dover essere » ad una degenerata realtà effettuale; m·a, prima, verifican,do le più elen1entari e generali enunciazioni di principio e le no·rme di comportamento adottate negli anni dai partiti nella lo,ro reale portata ed intima consequenzialità e, poi, se si vuole ampliare il discorso, nella loro rispo,n,denza alle esigenze della società civile. È questa una proposta di analisi tendenzialmente « innocentii:sta », come si può intuire. Ma è anche evi,dente che il porsi in quest'ottica è il massimo che si può concedere ai p·artiti: « fallire ad un'analisi di questo tipo compo,rterebbe per i partiti un ben problematico recupero, anche da parte dei critici più accomodanti. È chiaro, altresì, che a monte di un'analisi co,sì impostata rimane il discorso, tutto diverso e tutto ancora da fare (o meglio da rifare, di cointinuo, col mutare della realtà sociale), sulla legittimità dell'attribuzione ai partiti di determinati ruoli e funzioni. Un'in1postazione di questo genere può app·arire semplicistica, e certo riduttiva, ma consente forse di delimitare il campo delle disquisizioni teoriche e di giungere a conclusioni sufficientemente ·generali (vale la pena di p,recisare incidentalmente che anche al di là di certe esigenze, per così dire semiologiche, non si può fare a meno di conglobare nel termine « partiti», e quindi nell'analisi, tutti i partiti cl1e agiscono nel sistema: scontate 1:: differenze « politiche, storiche, sociologiche ideologiche», la categoria « partito » conserva una sua conno 1 tazione piuttosto precisa) anche se, certo, provvisorie. È innegabile che dal dopoguerra ad oggi i partiti italiani si sono posti come elen1ento aggregatore, con1e canale esclusivo ,della domanda poliiica. La stretta interdipendenza, o meno eufemi 1sticamente, la subordinazione, tra partiti da un lato, e si,ndacati, associazio 1 ni di categoria, gruppi di pressione genericamente intesi, burocrazia statale, dall'altro, è facilmente dimostrabile: la logica dei sindacati, soprattutto sino a qualche anno fa, è sempre stata riconducibile a posizioni di partito e tran1ite i partiti si è estrinsecata, anche per l'estrazione e l'appartenenza partitica degli uomini più rappresentativi; così le associazioni di categoria e i vari gruppi di pressione, qu,ando hanno voluto acquistare o consolidare p·osizioni di potere decisionale nell'ambito dello Stato, non hanno potuto fare altro che sostenere e « portare » uomini « loro » sino a posti di preminenza, prima n·ell'ambito di un partito, poi, tramite questo e grazie a questo, a posizioni di potere vero e p-roprio. Analogamente lo spoils system mascherato ed imbastardito in virtù del quale 45 _ Bibiiotecaginobianco
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