/ Giornale a più voci lettura della Divina Commedia soltanto poche settimane all'anno. Ma non ·basta: la crescente produzione di nuove pellicole tende logicamente a monopolizzare i programmi dei cinemato 1 grafi e lo « spazio » riservato alle riedizioni dei classici tende inversamente ad annullarsi a favore delle riedizioni di fìilm più recenti, operazione mirante a prolungare il periodo di sfruttamento delle pellicole edite cinque o sei anni fa. Perciò la prospettiva della quasi totale sparizione del patrimonio cinematografico si fa sempre più plausibile. Quali sono i possibili rimedi? L'attività legislativa in campo cinematografico verte principalmente sull~-t regolamentazione e tutela degli interessi delle categorie professionali; manca invece totalmente la definizione giuridica dei diritti inalienabili dello spettatore, il quale è onorato solamente dagli -interventi censori: siamo ancora alla concezione borbonica del bene pubb 1 lico. Eppure lo spettatore ha diritto, in un paese civile, alla visione di un prodotto filmico non adulterato: l'integrità dell'immagine non ha forse - sul piano dei principi - la stessa importanza della genuinità dei cibi? Ignobili frodi vengono quotidianamente praticate ai danni dell'ignaro spettatore: si va dalla proiezione di film monchi di alcune sequenze alla deturpazione dell' 1 intero film mediante l'impiego degli scherrnini panoram.ici che offrono tma proiezione tipo cinemascope di film girati normalmente, col risultato di mutilare e deformare gravemente l'immagine filmica, passando per la già citata stampa in bianco e nero dei fi]m a colori. A livello dell'iniziativa pubblica « centrale » lo Stato ha il dovere di promt1overe, come avviene per tutte le altre arti, la sistematica diffusione dei classici dello schermo: sia potenziando le cineteche nazionali (le quali hanno il compito non solo di co,nservare i film per i posteri ma anche di consentire agli spettatori viventi di fruire delle ricchezze accumulate) sia imponendo la riedizione di un contingente di classici agli enti distributivi statali. A livello dell'iniziativa privata a raggio nazionale, l'introduzione di esenzioni fiscali a favore dei classici (paradossalmente godono di esenzione fiscale perfino gli odiosi cinegiornali pubblicitari ed è questa l'unica ragio1ne per la quale essi vengono proiettati) promuoverebbe la formazione di una nuova classe imprenditoriale capace di assumersi direttamente i rischi economici connessi alle operazioni culturali. È inutile nascondersi che la chiarificazione della politica cinematografica dei ciné1na d'essai passa per il superamento della formula ipocrita del « patrocil1io », che costringe i responsabili a rasentare co-ntinuamente l'incompatibilità professionale tra il libero esercizio della critica - che è un servizio pubblico - e la direzione di un locale - che è un'impresa p·rivata -, contribuendo in tal modo ad un penoso ristagno piuttosto che ad un reale progresso della causa del cinema. A livello dell'iniziativa p1 ubblica locale occorre costituire, ove possibile e· analogamente a quanto avvenuto in Francia, delle cineteche regionali, dotate di film di 16 mm. che, tecnicamente, offro,no una resa soddi,sfacente se si ha l'avvertenza di procurarsi copie stampate da un negativo originale e di at43 ._Bbiiotecaginobianco
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