... Ugo Leone della terra emersa, ma sono utilizzate solo in parte. Come si dice nell'articolo di S. J.. Holt (Le risorse alimentari del 1nare) l'industria itti 1 ca produce annualmente 55 milioni di tonnellate di pesce, la metà d·elle quali viene trasformata .in farina: uno sfruttamento razionale qelle riso,rse del mare potrebbe quadrup1icare la produttività. Gli studi oceano·grafici possono fornire informazioni di notevole importanza per aumentare il rendimento della pesca e delle colture marine in generale. Naturalmente la maggiore minaccia alle colture è fo,rse il crescente inquinamento, dal momen,to cl1e l'Oceano si può anche consid.erare il più gro,sso scarico per l'eliminazione dei rifiuti. È questo un problema grave per la pesca in genere e per quella costiera in particolare. È anche naturale che il rnare co1 ntinui ad essere pure un'en-orme pattumiera, ma è indispensabile eh-e questo uso sia « so,tto,posto ad una regolamentazione internazionale controllata co1 ntinuamente e che vi siano rigide disposizioni per lo scarico di sostanze no,cive (come gli aggressivi chimici e biologioi di guerra, per esempio) compresi gli scarichi degli o1eodotti che si estendono lungo le coste ». Il problema è grave e non ammette alternative: o si p·rendono immediati e drastici provvedimenti o, la pesca costiera ancora in atto verrà progressivamente sco1 mp·arendo. Lo studio, l'esplorazione e lo sfruttamento, delle risorse biologiche e fisiche dell'Oceano pongono gravi problemi che le tecnologie più avanzate stanno a poco a poco riso1vendo (W. Bascom, La tecnologia e l'oceano). Le nuove p,ossibilità che ne derivano pongono, a loro volta, nuovi problemi. Così, ad esemp,io, la possibi 1lità di sfruttare le risorse marine esistenti su fondali sem.pre più profondi determina la necessità di aggiornare di continuo le norme che definiscono i limiti delle acque territoriali nazionali « poiché ogni S,tato ri,vierasco vuole asisicurarsi il diritto di accedere alle· ricchezze a cui i suoi mezzi tecnici gli consento 1 no di aspirare ». Cos\, per esempio, oggi la migliore conoscenza delle piattaforme continentali h,a indotto molti Stati ad est,endere l•a propria sovranità fino al loro limite esterno che si addentra anche per centinaia di chilometri nell'Oceano (cfr. gli articoli di K. O. Emery: La piattaforma continentale e di B. Conforti: Il reginie giuridico delle risorse sottomarine). Ma l'Oceano è anche un grosso serbatoio di energia: il deuterio in esso contenuto può essene utiliz2Jato in oaso di sviluppi favorevoli della fusio,ne nucleare. Ancora, l'Oceano costituisce, trami 1 te il procedimento di dissalazio1ne, la più grande· riserva di acqua per un mondo che ha sem,p,re più sete. La ricchezza contenuta negli oceani è dunque molta; tainta, comunque, da meritare di essere « riparata », come abbiamo accennato, da tutte le possibili dan- · nose attività umane e di essere anche attentamente e continuamente studiata. Oggi la p·arte meno conosciuta del nostro pi,aneta è certa1nente quella che giace sotto gli oceani. « Poiché essa rapp,resenta circa il 75% di tutta la Terra, è evidente che le nost,re conoscenze geologiche (nel senso letterale délla paro 1 la) sono inevitabilmente parziali e incomplete, mentre le teorie che stanno alla base di 1 alcuni fondamentali fenomeni geologici quali le geo,sinclinali e l'·orogenesi, soffrono di gravi lacune nelle conoscenze di 116 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==