Nord e Sud - anno XVII - n. 122 - febbraio 1970

/ Recensioni che g-li faceva chiedere perché mai ai lettori italiani fosse stato sottratto « così a lung.o questo romanzo Entusiasmi, che si legge da capo a fondo con interesse che non langue». Ma sia che i tempi non fossero particolarmente propizi - il volume entrò in circolazione libraria a p,artire dal 1948 -, sia che l'intendimento politico, la conclamata esortazione alla « gentilezza» risorgimentale, apparisse soverchiante, è un fatto che Entusiasmi rimase anche dopo questa riedizione un testo da studiosi della Scapigliatura; ai cui fini, peraltro, non si p,uò certo dire che si presentasse con1e un libro-chiave, privo com'è di ogni punta espressionista, e dunque « moderato » nella più lata accezione. Tuttavia, si diceva, il libro c'è: co11 il suo interessantissin10 vo1 lto che la precipitazione risorgimentale, ci sembra, sacrifica di parecch.io. Nella lettura di Entusiasmi si è infatti venuta costituendo una tradizione critica che ha fatto sempre più volgere l'assenso alla seconda metà del romanzo, quella che vede in primo piano le « Cinque giornate» e poi la guerra, fino a Custoza. È la parte in cui si dispiega « la dimostrazione che il dramma di ciascun personaggio si risolve al contatto con l'impeg110 rivoluzionario; impegno che sa trasformare un chierico in un eroe (Don Celestino), un uomo freddo e positivo in un combattente entusiasta e generoso (l'architetto Fontana), una massa di cittadini impreparati ed inermi in un esercito disciplinato ed intelligente; che puo determinare il ravvedimento di una spia (il maestro Fàvaro) e dare il coraggio p·er affrontare la morte al giovane Guido, abulico e indeciso per natura, codardo e disertore per amore ... »; « ••• abbandonando il ruolo di protagonisti, Elodia e, specialmente, Guido trovano la loro misura artistica, mentre il loro dramma umano si risolve anch'esso nel crogiolo della rivoluzione». Così si esprime l'attento, filologico curatore di questa edizione, C. Colicchi, che accetta e acce11tua a tal punto questa tradizione, da rimproverare al suo sostanziale iniziatore, Croce, di non aver indicato insieme ai pregi le manchevolezze dell'opera e di non aver raccomandato al lettore « di aver pazienza» durante i primi due terzi della lettura. Alla nostra volta, spieghiamo perché non siamo affatto d'accordo. Lasciamo pur stare l'esigenza unitaria: la seconda metà del romanzo senza la prima, quella dedicata al ritratto di Guido desunto dai suoi amori, non avrebbe significato. In casi del genere, proprio perché d'obbligo, finisce per divenire scontata. D'altro canto non vuol essere questa l'intenzione della nostra ·scheda, e non solo perché, in anticipo sulle interpretazioni limitative, essa è già stata prospettata (si veda la recensione di Alda Croce, in « Aretusa », n. 2 del 1944). La verità è invece, lo diciamo senza circonlocuzioni, che a noi « interessa » capovolgere simn1. tricamente i termini della questione. Ricorrendo cioè all'abusatissima categoria novecentesca, valutativamente neutra, dell'« interessante» - tanto facile da irridere quanto ardua da sostituire - ci pare che proprio la assai maltrattata prima parte di Entusiasmi (da Contini come da Giorgio Petrocchi, per citare due criteri di lettura ben differenti) sia oggi la più vicina, ossia la più ricca di 111 -Bi.bioi t~caginobianco

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