Nord e Sud - anno XVII - n. 121 - gennaio 1970

. Argomenti colosi squilibri e di sacche di potere che finirebbero con l'arrogarsi posizioni di privilegio e con il costituire zone di conservazione e di reazione. È per questo che - a nostro avviso - l'indipendenza della magistratura, in una società aperta ed articolata, rappresenta, così come è intesa nel nostro paese, un feticcio senza alcun significato reale. Ed i11oltre permette la creazione di un potere assoluto nelle mani di un organo che resta svincolato da ogni tipo di co-ntrollo e non soggetto alla verifica della colletti vità. Il mito dell'indipendenza della funzione giudiziaria ha una giustificazione storica. Il tentativo di sottrarsi alle ingerenze esterne era infatti pienamente valido quando il Principe, accentrando nelle sue ma11i la funzion~ esecutiva e legislativa, deteneva un potere senza limiti. I funzionari senza potere cercarono allora di garantirsi un minimo di automia, di preservare la loro funzione mantenendola fuori dalle imposizioni autoritarie. E con ciò inconsapevolmente contribuirono al rinnovamento della società. Ma via via che i funzionari acquistavano più potere e ne perdeva il monarca, essi tendevano a chiudersi su se stessi, trasformandosi ben presto in una delle oligarchie dominanti, integrata ora con proprie funzioni nel potere del tiranno. Un processo storico di tipo ciclico ha consentito quindi, in presenza di un rigido centralismo, che i funzionari prima imprimessero un impulso al rinnovamento della società allo scopo di garantirsi il libero esercizio delle proprie funzioni, ma divenissero poi - una volta conquistato il potere - parte integrante dell'assolutismo politico, per l'esigenza di conservare, di accresce~e e di esercitare questo potere. Ma nella società moderna, il funzionario non ha da garantirsi centro il prepotere di un dispotismo centrale; deve invece rispondere alla collettività. Una autonomia totale può rappresentare solo l'accrescimento deformato di un potere burocratico che, no1 n dovendo più tutelare la propria funzione dalla tirannia, finirebbe con il porsi in co,ntrasto con gli interessi della collettività stessa. Al discorso sull'insussistenza di controllo democratico su di una funzione così essenziale come la Giustizia, si collega direttamente il discorso sull'esercizio di tale funzione e sui riflessi che ne derivano, nei confronti della società. La caratteristica fonda·mentale nell'applicazione della legge in Italia è l'uso generalizzato dello strumento dell'interpretazione. Il magistrato, orientato verso una giustizia specialistica e formalistica, adatta conti"" nuamente la lettera ed il contenuto della norma alle co.ndizio,ni ed alle occasioni sulle quali si trova ad operare. Egli mette così in moto un meccanismo 1 di trasformazione e di elaborazione che rappresenta una 95 ·~ BibliotecaGino Bianco

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