Argomenti I zionale espresse nel 1961 e 1962 in merito alla parità dei diritti tra uomo e donna, o quelle relative alla pro1 paganda sulla limitazione delle nascite. E ancor di più sentenze come quella della Cassazione del 1967 che ha stabilito il principio secondo il quale costituisce reato perseguibile penalmente il mettere in dubbio i dogmi della Chiesa cattolica. E tale caratterizzazione di tipo ideologico la si può cogliere anche nelle posizio·ni della Giustizia An1ministrativa, che negli anni 50 ha sostenuto il principio della assoluta legittimità delle licenze edilizie co1 ncesse in contrasto co,n le direttive fissate nei piani regolatori generali (principio questo - tra l'altro - che ha in parte permesso l'esplosione della speculazione edilizia a Napoli e le operazioni a tappeto sul suolo urbano). In realtà il tipo di giustizia applicata non è solo caratteristico di una ideologia certamente co1 nservatrice e contrastante col progresso civile e sociale, ma è anche sempre più lontano dagli interessi e dai bisogni del cittadino comune. « Lo scarto tra il comportamento del giudice e le aspettative del cittadino » afferma Uberto Scarpelli, professore di filosofia dell'Università di Pisa ed ex magistrato, « diventa troppo forte e mal tollerato e le decisioni giudiziarie appariscono assurde ed esasperatamente formalistiche ». Il significato ed il valore reale dei rapporti tra i cittadini, tra essi, 101 Stato e le istituzioni, sono così gradualmente persi di vista, la valutazione di essi rientra sempre di più in una dimensione formalistica. E in questa rarefatta atmosfera il diritto, fatto per regolare i rapporti della collettività, diventa uno strumento per i soli addetti ai lavori. L'applicazione della giustizia diventa così una continua operazione magica, una moderna alchimia interpretativa nel laborato,rio delle leggi, dal quale il senso comune è ,estromesso, il cittadino con i suoi problemi, la collettività con le sue ingiustizie, lontani, i processi faticosi di adeguamento e di evoluzione civile e sociale, esclusi. E così il contenuto delle sentenze diventa astrazione pura, materia da cenobiti, riempie volumi e volumi da utilizzare per discettazioni specialistiche, da cifrare per lo più in chiave. Ma il sistema agisce anche come causa, obbligando il magistrato ad inseguire una dimensione sua propria nell'applicazione della legge. Nel complesso meccanismo che in Italia muove le carriere, infatti, la sentenza deve essere complicata, deve portare al limite l'elaborazione artificiale, deve ricostruire in maniera sempre più raffinata il significato giuridico e forma.Je dei rapporti. Solo così il magistrato si valuta e si· seleziona. Produrre sentenze elaborate, operare ricostruzioni gigantesche: questa è la logica, ed il magistrato la segue fino all'assurdo. Fino ad applicare una giustizia sua propria costruita in una dimensione di93 ·~·Bibliot~ca Gino Bianco
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