Vincenzo Longi di quattro volte, fino a quando lo sc::ioglimen.to delle Assemblee non pose termine a una vera e propria corsa alla modifica che avrebbe dovuto impedire o ritardare il più possibile l'appro·vazione della legge. Tuttavia, proprio durante la prima Legislatura, il problema del referendum venne concretamente all'attenzione --del mondo politico 1 in circostanze drammatiche : in occasione della -discussione sulla legge elettorale maggioritaria. Come si ricorderà, l'ono 1 revole To1 gliatti pro-pose clamorosamente la rinuncia radicale ad ogni ostruzio 1 nismo sul pro·getto di legge elettorale a condizione che esso fosse sottoposto a referendum co·ntestualmente alle elezioni politiche. La proposta non fu accettata, con la giustificazione che quelle ele ... zioni, con il famoso· criterio del 50 per cento più uno dei voti necessario per far scattare il premio di maggioranza, costituivano esse stesse una scelta decisiva sul valore e la bontà della legge eletto,rale. Vi fu anche un altro tipo di o,biezione, che scater1ò un vero e proprio 1 putiferio politico e giornalistico: si disse - ed era vero, - che nel testo, votato all'Assemblea Costituente le leggi elettorali risultavano, escluse dai casi in cui il referenduµi era consentito, mentre nel testo ufficiale della Costituzione tale esclusione era scomparsa. Ad ogni mo,do, la polemica si attenuò con il fallimento della « maggioritaria » e il problema del referend11m contin11ò ad alimentare i sa~ri testi dei costituzionalisti per essere sempre più, in concreto, dimenticato dal mondo po,litico e dalla attività legislativa. Un accenno di ri,presa si ebbe nella passata legislatura: un progetto di legge fu portato in aula a Montecitorio, do·ve trovò opposizione decisa soltanto nel Gruppo liberale. Tale opposizio-ne, tuttavia, bastò ad insabbiare il provvedimento, anche perché i favo~evoli no·n si dimostraro,no molto convinti e· d•ecisi nell'appoggiare la « nascita» del nuovo istituto costituzionale. Diciamo la verità: come vari altri istituti della nostra Costituzione, il referendum, se pure appo,ggiato in superficie, lodato con belle parole, proposto in progetti e controprogetti, non è mai stato bene accettato nella sostanza dal mondo politico italiano, e ciò perch·é vi si è ravvisato un grave pericolo, per il regime dei partiti_. In particolare si è temuto• il processo di sem,plificazione politica che il referendum automaticamente provoca, costringendo tutti a decisioni nette e definitive su questioni essenziali. Il referendum, che costringe i partiti a prendere posizione e a far dire ai propri elettori « sì » o « no», senza tante sfumature e gradazioni, obbliga, inoltre, i p·artiti stessi ad accettare sul piano politico il responso popolare, senza possibilità di riserve: la decisione del co,rpo elettorale è infatti senza appello e non può essere imputata né alla per88 BibliotecaGino Bianco
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