Nord e Sud - anno XVII - n. 121 - gennaio 1970

.. Ermanno Corsi ciente carattere di lotta » ,a Napoli; ammise però di aver inco,ntrato difficoltà - « mentre· si sviluppava un positivo processo di autonomia del Sindacato » - ad affermare « un proprio, specifico ruolo nel rapporto con le lotte delle masse e a dare una risposta di unificazione e di sintesi politica ai problemi emergenti dalle lotte ». Bra questa, tut~avia, una ap,prezzabile ammissione sul ritardo d,el PCI rispetto alla nuova do1 manda politica che saliva dalla classe operaia e dal mo1 vime11to stud,entesco. L'apparato bu.rocratico, gli esponenti del vecchio establish1nent dovettero fare i conti col mon·do giovanile. Fu uno scontro di inaudita violenza: da una parte il p1al,eomarxi,smo, dall'altra la contestazione che aveva assunto i toni più dissacranti. L'ex senatore Valenzi fu fischiato quando definì anco,ra valida la strategia della coesistenza pacifica fon,data sull'equilibrio dei blocchi. L'on .. Maria Antonietta Maociocchi riuscì a salvarsi ripiegando su una serie di critiche all'organizzazione napoletana del partito, ma anche lei, al confronto dei contestatori, apparve una « forma imbalsamata». La contestazione degenerò presto in forte intolleranza, le ultime battute del congresiso vennero turbate da gravi tafferugli. Il sindacalista Vignola (chiedeva equilibrio tra la ricerca ideale e l'azione pratica) venne accusato di moderatismo. Meno sgradito, iinvece, il sen. Carlo1 Fermariello: rilevando la crisi di •ruolo del partito affermò, in sostanza, che mentre in passato il PCI dirigeva in prima persona i movimenti di massa 01 ra, con lo sviluppo e l'autonomia del Sindacato, o assolveva ad u·n co·mpito di supporto, o si limitava a predicare una politica di rifo,rme p·roiettate in un.a p,rospettiva nebulosa. Caprara, che era stato l'anima. della rivolta contro le tesi ufficiali del p,artito, si limitò a ,dire poche cose; esp,resse vivo, dissenso dalle tesi e dalla relazione del segretario provinciale, testimonianza, affe.rmò, della incapacità dei dirigenti di mettere a frutto gli apporti di tutte le co,mponenti e di tutte le energie del partito. Sulla posizione di Caprara si portò l'on. Liberato Bronzuto. La presenza di Caprara si fece sentire molto di più nel finale del congresso: da lui trascin·ati, i delegati giovani riuscirono ad approvare a maggioranza, in sede di Commissione politica, un documento che contestava energicamente la validità delle tesi proposte dal p,artito ed esp,rimeva sfiducia ai dirigenti napoletani. Lo stesso membro della Direzio 1 ne nazionale, che venne a pTesi,edere i lavori, dovette prendere at,to, con disappunto, che a Napoli esisteva una linea alternativa (non si osò ancora dire « eretica») a quella ufficiale del -p,artito. Di fronte alla intransigenza di ben 115 delegati, si deci1 se di approvare un documento finale generico, che non entrava nel mer.ito di nessuna delle questioni sollevate è che di fatto rimandava al successivo congresso nazionale ogni chiarificazione sull,a strategia del partito e del movimento comunista internazionale, la coesistenza pacifica, le riforme di struttura, il problema m,eridionale, il rapporto tra pa:ttito e sindacato, tra partito, nuove forze rivoluzionarie e m·ovimenti a11tonomi. · Con questi risultati, si rivelava molto problematica la costituzione del Comitato Federale. In pratica, si r~trovavano in esso le stesse divisioni del congresso. Da un·a p·arte un quaranta per cento (Nuova ·Sinistra) che con58 BibliotecaGinò Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==