Calogero Muscarà zione del progetto di diga che avrebbe consentito alla SADE di sfruttare al limite delle p,ossibilità una risorsa idrica orn1ai scarsa. Ma in occasione del disastro, la commissione d'inchiesta nominata dal ministro Sullo co,n- .clu·deva accertando, sotto il profilo tecnico, gravi o·missioni e respo·nsabilità dirette. Il tribunale dell'Aquila, per stare alla sola_ sentenza in mancanza del dispositivo, non ha evidentemente ritenuti colpevoli gli imputati per quel che riguarda la prevedibilità al momento della progettazio,ne, della costruzione e del collaudo del m,anufatto di ,un evento di così ampie dimensio·ni. Ed ha invece ritenuto che avrebbero p·otuto essere p,resi provvedimenti atti a scongiurare in tempo utile il verificarsi di gravi conseguenze per gli ab,itanti di Longarone e dei borghi vicini, se ha riconosciuti co,lpevoli tre degli imput,ati, condannandoli a sei anni di reclusione ciascuno. La sentenza ha suscitato scalpore, non solo in relazione all'esiguità della pena rispetto, alla gravità del disastro su cui il tribunale dell'Aquila è stato chiamato a pronunciarsi, ma anche rispetto ai risultati cui era pervenuta la commis.s.io,ne Sullo. In genere, e ne fanno fede i resoco,nti della stampa, l'op,inione pt1bb,lica è rimasta diso,rientata, e tutti coloro che potevano farlo hanno presentato ricorso. Della diga del Vajont e dei morti di Longarone torneremo a sentir parlare. Altre sentenze seguiranno alla p·rima e pass·eranno ancora 1nolti an,ni prima che sia posta la p·arola fine a,d una tragedia che si con,sumò in pochissimi minuti in una notte dell'ormai lo,ntano o,ttobre del 1963. Ma intanto che succede a Longarone, il paese distrutto dalla catastrofe? Fu allora deciso, come succede molto spesso in Italia, che il centro distrutto sarebbe stato ricostruito dov'era; che i mille so-pravvissuti non avrebbero abbandonato la loro terra; che nuove fonti di vita sareb-bero state portate in quello sfortunato tratto della valle del Piave per arrestare l'emigrazione degli abitanti che, nel Bellunese come in tutta la mo·ntagna italiana, è la risposta naturale ,all'insufficienza delle risorse locali. Rabberciato alla meglio il paesaggio sconvolto dalla tragedia, furono ripristinate le comunicazioni stradale e ferroviaria. Fu redatto successivamente, sotto la direzione del prof. S,amonà dell'istituto di architettura di Venezia, un piano regolatore che prevedeva, tra l'altro, la predisposizione di una zona industriale che, in mancanza di spazio, avrebbe dovuto essere ubicata sul greto, del Piave. Oggi, molte infrastrutture sono terminate, mentre procede a rilento la costruzione delle abitazioni e la zona industriale accoglie qualche piccolo impianto. L'opinior1e pubblioa, i partiti, i sindacati accusano lo Stato -di aver dimenticato Lo1 ngarone, di rallentare tra mille pastoie burocratiche l'attua-· zione dei pochi provvedim,enti decisi e finanziati, di non aver provveduto, e di non provi edere adeguatamente. E sotto la spinta di queste -p 1 roteste, in un quadro economico d'insieme che ·non è affatto diverso da quello di pr~,a, il CIPE si vede costretto ad approvare, alla fine di ottobre, il progetto di i.!Ilvestimenti presentato dalla Siderurgica Landini. A Longarone, sul letto del Piave tr,asformato in zona industriale, con 14 miliardi di investi50 BibliotecaGir-10Bianco .
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