Nord e Sud - anno XVII - n. 121 - gennaio 1970

.. / Giornale a più voci care al centro di questa strategia il problema delle regioni più deboli e delle categorie più deboli. Chiedere agli 01.1gani legislativi ed al potere esecutivo di portare avanti la legge urbanistica, avuto il carocase, questo è possibile, per esempio, ed è necessari.o; ed in questo senso i sindacati possono e devono esercitare una pressione che non può non inco1 ntrare i1 l consenso di forze politiche illuminate e responsabili. Ma non si modificherebbe gran che il problema del carocase se in pari tempo non si creassero i posti di lavorro nel Mezzogiorno e dovesse continuare e magari crescere l'afflusso dei disoccupati meridionali nelle aree di piena occupazione e di più o meno avanzata congestione demografica, industriale e soprattutto urbanistica. Se la stra• tegia dei sindacati vuole essere coerente efficace lungimirante essa deve partire insomma dal discorso salveminiano sui pericoli delle « deviazioni oligarchiche», dalla presa di coscienza dell'esportazione al Nord dei problemi del Sud, dalla riconsiderazione del rapporto fra azione sindacale, programmazione economica e distribuzione regionale dell'industrializzazione e quindi dell'urbanizzazione. In altri termini i sindacati devono anch'essi (e nella CGIL non manca da tempo chi ne è consapevole) proporsi il problema della pressione della mano pubblica sul mercato finanziario 1 e in generale il problema della crescita del volume degli investimenti produttivi e della localizzazione nel Mezzogiorno di tali investimenti. ALBERTO P ASCALE Longarone e la crisi della montagna Come è ormai noto anche a chi non abbia seguito passo passo il processo che si è celebrato all'Aquila per stabilire le responsabilità nel disastro del Vajont e sulla morte dei duemila abitanti di Longarone, il nodo da sciogliere riguardava sostanzialmente la prevedibilità dell'evento. Si doveva accertare cioè s~, nel momento in cui la diga fu 1 progettata, autorizzata, costruita e collaudata, potesse prevedersi che, in conseguenza della natura franosa delle rocce di appoggio, l'opera avrebbe potuto accelerare il lento processo di degradazione della montagna già in corso da tempo, o avreboe potuto addirittura provocare un evento di dimensioni nettamente superiori a quello che si sarebbe ,prodotto spontaneamente. E si doveva, in secondo luogo, accertare se nel momento in cui l'episodio - previsto od imprevisto che potesse essere stato - stava per verificarsi, si potesse scongiurare in qualche modo la perdita di un così gran numero di vite umane, ricorrendo ad esempio alla precauzione di far sgomberare l'area che sarebbe stata presumibilmente teatro delle conseguenze della frana. I pareri degli esperti erano stati contraddittori in occasione della reda49 ,,,. . Bi ioteca Gino Bianco

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