Alberto Pascale menti già esistenti a1 Sud, ma ne progettain-o di nuovi, mentre svolgo~o p,resso le consociate estere un'.attiva opera .di persuasione per indurre anche queste aziende ad insediarsi nell'Italia meridionale. Purtroppo, i casi di spontaneo orientamento· degli investimenti da Nord a Sud non sono molti. Anzi, 1e difficoltà del morµento sembrano essere dei validi pretesti perché più di una impresa ritorni verso posizio,ni di tipica m·arca conservatrice, di cui -da diverse •parti già si sentono aleggiare gli inco,nfondibili corollari tradizionali: il Sud non offre infrastrutture sufficienti; la gente non sa lavorare come al Nord; per fare un'i11terurbana ci vuole un giorno intero; il Sud è fatto per l'agricoltura e n.on per l'industria; prima o poi si finisce sotto le grinfie della m.afia o della « ndràngheta ». Contro ques,to genere di atteggiamenti d11bitiamo cl1e gli studi degli economisti o l'esem•pio degli industriali più illuminati possano produrre dei validi effetti. S-i rende allora n-ecessario cl1e, .a quegli studi e a questo, esempio, si affianchi un vero e p,roprio •Si'stema di pressio,ne p1olitica che generi nel1' opinione p,ubblica e soprattt1tto. nel mon•do del lavoro la co·nvinzione della necessità di investimenti al Sud. In modo da condurre a pro,vvedimenti legi,sl'ativi il pit1 possibile ido,nei a far dislocare nel Mezzogio•rno la maggior parte dei nuovi impianti industriali che dovranno so:rgere in territorio italiano. Dicevamo poco sopra che molti cittadini, assistendo alle agitazioni organizzate recentemente dai sindacati, si sono ,chiesti: « quando 1 si fermeranno?». E,ssendosi ora concluso (almeno nelle sue vertenze maggiori) l'autunno sindacale, ma restando 1 aperti pro1 blemi gravi come quelli del Mezzogiorno,, ere~ diiamo che una domanda assai più legittima sia quella che concerne le conseguenze dell'azione sindacale di questi mesi in termini di rapporti fra le condizioni di vita delle catego,rie p1 iù forti e più organizzate e le condizioni di vita delle categorie più debo1 li e meno 1 organizzate; e naturalm,ente in termini di rap·porti fra le regioni p,iù forti dal p,unto di vista industriale, e di piena occupazione delle forze di lavoro, e le regio11i più arretrate, dove si concentrano la disoccupazione e la so,ttoccupazione. Nei mesi scorsi, sia pure attraverso apprensioni ed episodi dolo,rosi, in Italia siamo stati testimoni •di un tentativo dei sindacati di po,rre, a soistegno di rivendioazioni connesse alla prestaz,ione di lavoro, pro1 blemi di più vasto interesse sociale ed economico1 ; e di porre questi p,roiblemi nei confronti degli o:rgani legislativi ed amministrativi, accusati di non averli risoilti e di non impegnarsi adeguatam,enite per avviarli a soluzio,ne. La strada però non è questa, p·erché gli scioperi contro il carovita ed il carocase rimango1J10 velleitari e demagogici nella misura in cui non tengono co1 nto della sp·esa pub·blica, delle possibilità della spesa pt1bblica, delle scelte relative al]a spesa pub,blica che non p·ossono ri,solversi in addizioni all'infinito,; coisì co,me non_ tengono conto del rapp,orto Nord-Sud e della sua influenza sul carovita e sul carocase. I sinda·cati devono a questo punto riesaminare la lo,ro strategia e collo48 BibliotecaGino Bianco
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