·' Giornale a più voci Ora ci si chiede: quante aziende perseguiranno questo scopo, battendo la strada dell'espansione? Qua11te, cioè, sop,perir,anno effettivamente ai « vuoti » 1creati dalla riduzione dell'orario di lavoro co1 n nuove assunzioni e quante invece ridimensioneranno l'intera organizzazione, riducendo il più possibile - magari con affrettati collocamenti a ri1 p·oso o non sositituendo i dimessi -- anche il personale di cui già disp1 ongono 1? E ancora, qua.nti nuovi investimenti ci saranno nel Mezzogio,rno e quanti invece saran·no bloccati o sospesi? In una sua recente intervista a « L'Espresso», Leopoldo Pirelli ha affermato che, se le situazioni concorrenziali interne o internazionali non consentirann·o di trasferire sui prezzi gli aumenti di costo -subiti dalle .imprese, ci si troverà molto facilmente davanti ad una riduzio11e dei programmi di espansione: « Ne soffrirà in pa:riticolare il Mezzogiorno - ha detto ancora P'irelli -· perché, quando arrivano le difficoltà, la zona che più ne risente finisce semipre p,er essere quella più debole del paese». Il gjovan·e industriale milanese ha proseguito, tuttavia, col dire che, sebbene la Pirelli risenta anch'essa dei problemi del momento, il suo pro 1 gramma di espansione nel Sud quasi certamente non subirà variazioni per le: resp·onsabilità ·so,ciali che un'azienda di quel genere ha verso l'intera collettività. Per parte sua, nel corso di una delle ultime trasmissioni di « Tribuna sindacale » il presidente dell'Intersind, Glisenti, sosteneva di non essere soddisfatto dall'accordo appena siglato per i metalmeccanici delle aziende pubbliche. Un buon contratto -- aveva detto Glisenti - è quello in cui ciascun contraente riesce a far comprendere le proprie ragioni alla controparte; cosa che all'Intersind non era riuscito di fare - sem.p1 re a detta del suo presidente - per tutta la durata della contrattazione. Per cui era stato necess 1ario cedere su certi punti che, tuttavia, non dovrebb·ero tardare a venire al pettine come nodi tutt'altro che semplici. · Anche i,n questo caso, tuttavia, gli .investimenti al Sud non corrono• un rischio grave, dal momento che si è nel campo delle industrie a partecipazione statale, per le quali l'espansione nel Mezzogiorno può dirsi quasi un fine « istituzionale ». :Per tornare alle imprese private, c'è ancora qualche altro, esempio abbastanza rarssicuiiante per il Sud, come i programmi di una FIAT e di una Olivetti, tanto per fare solo i nomi più grossi che per primi vengono alla mente. E significative sono le dichiarazioni di industriali come Piero, Bassetti, presid,en,te del Comitato iregionale lomb 1ardo per la programmazione econom.ica, il quale ha rib,adito la ·necessità di -decongestionare il Nord dall'afflusso delle imm.igrazioni, limitando la creazione di nuovi posti di lavoro,; i quali dovrebbero essere invece creati al Sud per iniziativa degli stessi imprenditori settentrionali che potrebbero concordemente, a gruppi, scegliere delle aree nel Mezzogiorno in cui dar vita a nuovi nuclei di industrializzazioné. Ci sono infine anche iniziative di singole industrie, come quella di qualche azienda ·a capitale straniero i cui dirigenti, convinti della convenienza di investimenti nel Mezzogiorno, non .solo ingrandiscono gli stabili47 ,,.. Bi·bliotecaGino Bianco
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