.. I. / Noi del '45 , cava a bocce dinanzi all'osteria e per un napoletano come me era uno spasso udire i proverbi e le imprecazioni della gente di Altopascio, galleggiante a mezza strada fra ottusità ed arguzia. I momenti più vivaci, in quella specie di ritiro francescano, li dovemmo all'aviazione inglese pio1nbata più di una volta a mitragliare il pallone frenato che ci faceva da ante1ma, per il dispetto di vederlo oscillare in cielo a poca distanza da un campo di atterraggio. Imperturbabili, gli americani ne innalzavano un altro il giorno successivo. La so·mmessa parentesi di Altopascio ( « questa è la radio della Quinta Armata - in zona di operazioni ») fu cl1iusa di colpo dall'avanzata alleata sulla linea Gotica. Poche ore dopo l'ingresso degli americani a Bologna, anche noi raggiungevamo la città liberata e ci installavamo nei locali dell'EIAR, in piazza San Martino. Vi confluirono, nei giorni seguenti, personaggi tra i più singolari: il professor Volterra, un docente universitario fuggiasco per la persecuzione razziale; un antifascista savonese, Aonzo, che aveva sposato a Bari l'annunciatrice della stazione locale, di cui avevamo già imparato da mesi a conoscere la voce; ragazzi bolognesi discesi dalla montagna partigiana o tornati in circolazione dopo mesi di clausura domestica. Giglio ed io vi ripetemmo, con i sottufficiali del P.W.B., pressappoco lo, stesso lavoro che s'era fatto nei primi tempi a Napoli ma in circostanze assai diverse, sia perché la guerra volgeva ormai all'epilogo, sia perché l'ambiente era assai più radicale sotto il profilo politico. Anche noi, nel quotidiano contatto con americani ed inglesi, avevamo maturato propensioni estremistiche, disgustati dalla diffidenza di cui gli uni circondavano gli antifascisti e dal favore che gli altri accordavano ai superstiti epigoni della monarchia fascista: militari screditati, rottami del regime, burocrati inguaribilmente reazionari, eroi del doppio gioco. Ad accrescere il nostro filo-comunismo intervenne il contatto con i garibaldini e i dirigenti di partito della regione emiliana: gente in gamba, decisa, scaltra, orientata per istinto ad applicare efficacemente la direttiva togliattiana del « partito nuovo ». Sindacalisti, ragazze dell'U.D.I., giovanotti del Fronte della Gioventù divennero ben presto i nostri migliori collaboratori, con l'ovvia conseguenza che Bologna si trasformò in una succursale di Radio Mosca, per quanto io1 - che dirigevo il reparto italiano - ponessi dichiaratamente l'accento su u11a linea politica ispirata al Presidente Roosevelt e al New Deal. La morte del Presidente mi arrivò addosso come una doccia fredda, mentre poche settimane più tardi lo scoppio dell'insurrezione di aprile avrebbe esaltato il nostro radicalismo, ispirandoci la sensazione - purtroppo, illusoria - che il paese fosse arrivato veramente alle soglie di una grande rivoluzione. Le delusioni, comunque, arrivarono più- tardi - con l'amnistia ai fa111 • ibliot~ca G·no Bianco.
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