Nord e Sud - anno XVII - n. 121 - gennaio 1970

Antonio Ghirelli e non riuscii ad entrare nei gruppi repubblicani che il generale Pavo•ne stava tentando di organizzare. Così, per restare accanto a mia madre che era sola ed affamata, mi acconciai a tornare nella città do,ve era già stata scritta, e lacerata, la pagina dell'insurrezi9ne, vi rientrai co•mpletamente ed amaramente estraneo all'epopea, prudente, fortunato,, distrutto. Per mangiare, mi rimisi a fare lo scaricatore di porto alla Submarine Base inglese: sento ancora il male alla schiena, il sapore dei biscotti salati nel minestrone in brodo, i ·discorsi dei furfanti che bestemmiavano con me, attaccati alla vita con un filo, ,sottile, co·me le puttane dei « Quartieri », come i pittori che facevano la caricatura ai soldati americani, come i posteggiatori che strimpellavano nei ristoranti dei colonnelli, da Baghetti a ·Chiaia o da D'Angelo alle Arcate. Poi, al porto, passò un ingegnere italiano che mi conosceva dai tempi -del liceo Umberto e che, vedendomi così ridotto, ebbe per me la scandalizzata pietà del galantuomo. Grazie a lui, tro,vai un posto migliore, nella caserma ,della Marina, la Royal Navy Barracks e presi a risalire vertiginosamente la ·scala sociale, diventando un impiegato, mo·dello, un contabile, che sapeva fare le addizioni col sistema inglese - once, pence, libbre, galloni, pollici - era autorizzato a po,rtare a casa la scatoletta di corned-beef, un p·o' di caffè, un po' di zucchero. A me e alla mia povera vecchia, già annientata da quindici anni di miseria, pareva di recitare una vicenda di Frank Capra: eravamo così felici, certe sere, che ci mettevamo a piangere davanti al piatto o scappavamo· al cinema. Più gli altri, i veri poveri, rubavano a ma1ì salva nella cantina della Barracks e più io, inco,ntaminata •mezza calzetta, conquistavo la fiducia dei superiori. Il solo sollievo, in tanta spregevole tranquillità, erano gli spaventosi moccoli ·dei petty officers di Sua Maestà, ubriachi di rum alle dieci del mattino, e le urla strazianti dei feriti di Anzio, quando venivano sbarcati in caserma, di passaggio per l'ospedale. In quei mesi di atrofia, vidi la guerra come da una porta socchiusa, uno, spiraglio, una feritoia. Sarei partito volentieri per la testa •di po-nte, ma non mi volevano. Non volevano che i cobelligeranti diventassero, eguali a loro neppure dinanzi alla m.orte, ci. accettavano come ·dip-endenti, come ruffiani, come ladri, come sp,ie ma non potevano. accettarci come uomini dopo ventitré anni di fascismo e tanti seco,li di Italia. Passando co1 me Gesù sulle .acque ribollenti della libertà e della prostituzione, continuai ad aver fortuna. No,n era ancora arrivata l'estate del 1944 cl1e già lavoravo a Radio Napoli. Non so più chi riuscì a farmi pr~ndere come interprete, io che conoscevo le pocl1e parol,e .d'inglese di tutti gli sciuscià: forse Ettore Giannini, cl1e dirigeva un ufficio; forse Edoardo Anto,n, che ne dir,igeva un altro e abitava in un appartamento 104 Biblioteca Gi.no Bianco

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