Noi del '45 , Quando cominciò la liberazione dal fascismo? Ammettiamo che la ' storia possa interessare ancora qualcuno·, proviamoci a raccontarla. ( Una storia. Fu una delle prime parole che ci insegnarono gli americani, una parola così diversa da quella che conoscevamo noi sulle pagine di Croce o di Volpe. Una storia: un racconto di fatti, questa la p·rima lezione contro la retorica truculenta e sto1 lta di prima. E non im.porta se, dopo, anche il realismo si è corrotto fino a trasformarsi in un altro inganno. Una storia: l'arco teso com-e una corrida, tanti verbi o sostantivi senza aggettivi, tanti riferimenti precisi come un amo, un tornio, un elenco di reperti giudiziari. La prima volta che conobbi Elio Vittorini, a Milano, mi sentii co11sigliare: - Scrivi un racconto sulla massaia che fa il sapone in casa, è un lavoro, è la nostra santa esigenza di portare il lavoro nella letteratura) .. Proviamo. La liberazione dal fascismo cominciò, per noi, tra i fascisti del GUF. Capisco il fastidio di chi legge, lo co1 nclivido, non sono il generale Carboni e purtroppo nemmeno Ruggero Zangrandi. Eppure le cose andarono esattamente a questo modo. Avevo portato u,n articolo fascista per entrare nel giornale del GUF napoletano-, e conobbi i primi antifascisti - Lapiccirella, Longo,ne, Galderisi - dai quali appresi presto gro~se lezioni di verità. Ma forse questo non è l'inizio gius,to1 : se_n'è parlato tante volte che non conta più. Ne ho scritto anch'io·, da qualche parte, e non mi va di ripeterlo. Sono ricordi che si sciupano come i fazzoletti di carta, appena usati. Saltiamo più avanti. Al settembre del '43. Parlo, naturalmente, della mia città, di Napoli. Mi chiedo anche che cosa possa dire della Napoli di ·allora dopo il falso che ne ha scritto Malaparte ed il vero che ne ha scritto Burns: la Pelle e la Galleria. Personalme11te, che devo aggiungere? Il giorno 11 scappai a Tramonti, sulla costiera amalfitana, per arruolarmi con gli americani. Non fui accettato: mentre il furore po1 polare preparava l'esplosione delle Quattro Giornate, io scaricavo casse nel po1 rto di Minori e facevo il cameriere di una spia inglese a Positano. La mattina ,della fuga da Napoli, avevo assistitr) ai p1 rimi saccheggi dei magazzini, uno scontro tra tedeschi e agenti di pubblica sicurezza, la fucilazione del marinaio sulle scale dell'Università. Ero partito con un'immagine nitida negli occhi: una motoretta tedesca fulminata da un fucile anonimo all'angolo di Santa Lucia. A Positano, quando un capitano degli alpini formò una ban,da armata - gli Italiani - e la portò al di là della montagna su Vico Equense, furono due ragazzi ebrei ad ottenere che mi unissi a loro; ma a Castellammare, gli inglesi ci disarmarono spedendoci a Napoli con le mani e il cuore vuoti. Rifiutai di arruolarmi tra i guastatori paracadutisti, avevo paura, 103 iblioeca Gino Bianco
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