Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

Argome11ti nei magistrati. La lotta che i partiti della sinistra, insieme a indi111enticabili campioni di una nuova ·giustizia democratica quali Achille Battaglia, Piero Calamandrei, Federico Comandini, hanno condotto dalla Liberazione in poi per dare ai giudici le garanzie occorrenti per un libero giudicare - l'autonomia, l'inamovibilità, l'immu11ità -, lotta alla quale i magistrati, specie i più grossi, assistettero· allora con indifferenza, ove non addirittura con ostilità (il dr. Micelisopo ha ricordato recentemente sul « Po·nte » che un presidente di Cassazione raccomandava al ministro della Giustizia Zoli di andarci piano co11 la riforma delle leggi fasciste), quella lotta lunga ed appassionata ha dato, lentamente i suoi frutti; ma non pare che le ottenute garanzie di libertà siano, state, sempre e da tutti, messe al servizio di una giustizia migliore. L'autonomia, che voleva essere indipendenza dei magistrati dall'esecutivo e da qualsiasi altra forma di potere temporale, è stata da taluni interpretata come autonomia anche da quelle direttrici giuridiche, sociali e politiche che la nascita stessa della Repubblica e la Costituzione scritta hanno tracciato alla nostra società, e che la nostra società, nella sua stragrande maggioranza, vuole seguire. L'inamovibilità, che voleva rendere impossibili le punizioni camuffate da trasferimenti, è stata da taluni interpretata come un comodo sistema per scansare le sedi disagiate, come la Sardegna e Milano, do,ve la penuria di magistrati pregiudica vieppiù il servizio, giudiziario. L'irmnunità, che voleva essere insindacabilità del magistrato per le opinioni espresse nella sentenza, è stata da taluni interpretata come licenza ·di non fare le sentenze, di 110n tenere le udienze, di no11 risiedere, di fare insomma il comodo proprio, e come irresponsabilità del magistrato. di fronte all'inadempimen,to dei propri doveri. Per fortuna i magistrati inadempienti non sono molti, ma il principio dell'imm1rnità, nella distorta interpretazione che si è detta, purtroppo· funziona, perché noi li vedian10 indisturbati ai loro posti; e se si muovono, è per progredire nella carriera, a1 l pari dei loro colleghi meritevoli. Nessuna riforma giudiziaria sarà creduta dal pubblico, se1npre molto sensibile ai fatti del costume e al principio di uguaglianza, se questi magistrati indolenti potranno continuare a prosperare. A cominciare dai cancellieri, che sono. i più inviperiti, e poi dagli avvocati, dai periti, dalle parti, dai testimoni e, per finire, dalla gente co,mune, si levano rimostranze monotone e petulanti contro la loro impunità, una protesta e una amarezza che vanno oltre il legittimo risentimento di· chi, dovendo compiere quotidianamente il proprio dovere, vede quello altn1i quotidianamente e tranquillamente eluso, e che devono in qualche modo comprendere lo sdegno nel vedere il misfatto consumarsi nei 73 ~ .ibl-ioteca Gino Bianco

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