Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

" Antonino Di Giorgio Perciò si vorrebb·e che gli avvocati e i magistrati, i quali rispetto agli studenti hanno tanto di barba e anche di potere, non si accontentassero di vibranti ordini del giorno e di tumultuose manifestazioni. È sintomatico in prop,osito quanto scriveva, non. senza fon·damento·, il quotidiano « Il Tempo» del 10 gennaio, 1969: « D'altro canto si è appreso che una recente indagine, condotta con meto-di insospettabili, ha dimostrato che l'uomo della strada attribuisce le maggiori responsabilità delle lungaggini pro·cedurali e della inefficienza della giustizia proprio agli avvocati; a quella classe forense cioè che, con ·un salto· improvviso della barricata, cerca ·di trasformarsi da contestati in contestatori ». L'addossare le maggiori responsabilità agli avvocati è o,pinione che può essere co-mpresa ma non condivisa; l'uo,mo della strada, infatti, tra gli operatori del diritto conosce e p·uò conoscere solo gli avvocati; l'altra categoria, quella dei magistrati, è isolata dal pub·blico, anzi è posta al riparo delle critiche del pubblico proprio dalla cintura protettiva costituita ·dagli avvocati, i quali assorbono nei loro studi tutte le proteste per le assurdità della nostra amministrazione giu·diziaria, pagando di persona a.nche qua~do sono innocenti e salvaguardando, con involontario altruismo, il prestigio dei lontani, irraggiungibili, anonimi magistrati, i quali, in effetti, non sono esenti da colpe. L'uo·mo della strada non sa (e talvolta, dopo che è stato ed~tto, si rifiuta di credere) che se, in identi·che circostanze, lui va in galera e Felice Riva va in villa, il suo avvocato non ci ha nessuna colpa; che se l'ordinanza· o la sentenza, dopo sei mesi che fu riservata, non è stata anco,ra depositata, l'avvocato, nel suo interesse, se ne deve stare zitto; non sa che quella compensazione di spese che gli fa vincere la causa e perdere la lite è una circostanza che non poteva umanam-ente essere p'revista; che se l'ufficiale giudiziario si sottrae, co,n una quantità di scuse, all'eseguire quell'incresci9so serv~zio che è uno sfratto, l'avvocato non ha mezzi p,er costringervelo; che se un'amnistia vanifica tutti gli s.forzi e le spese fatti nel perseguire un mas-calzone, l'avvocato non p•uò farci nulla e anzi n.on potrà neppure accennare la possibilità di una azio,ne civile di risarcimento, che magari sarebbe sicuramente vittoriosa, perché l'uomo della strada, dopo, una così clamorosa prova di inefficienza giudiziaria, a sentir parlare di una nuova cau~a, gli graffierebbe la faccia. Con la precisazione di natura settoriale che si è sopra fatta, l'osservazione del « T·e1npo » non può essere disattesa: avvocati e magistrati non po,ssono fare solo i contestatori, debbono imparare a contestarsi tra• di loro con franchezza, ad assoggettarsi alla contestazione altrui, mettendo da p-arte, per una volta, la dignità della tog.a. E soprattutto, in attesa ·delle p'rovvidenz.e governative, ·debbono cominciare ad imporsi 70 Biblioteca Gino Bianco

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