• Mario Pendinelli La situazione di questi mercati è così palesemente irregolare che è stata oggetto, dal 1956 al 1960, di tre inchieste: la prima, co·mpiuta dall'assessorato regionale al Lavoro; la seconda, ordinata dal prefetto Giulio Scaram11cci quando era commissario governativo degli stessi mercati; la terza, infine, promossa dal Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro·. Queste inchieste l1anno denunciato concordemente il clima di illegalità e di intimidazione che domina a Palermo tutto· il settore del commercio 1 all'ingrosso dei pro·dotti agricoli e ·del pesce. Anche se, praticamente, nessuna di esse ha portato, fino ad ora, a seri provvedimenti da parte delle auto,rità di controllo co•munali o governative. Del resto, che i mercati di Palermo siano dominati da gruppi mafiosi che impongono i prezzi ai contadini e ai pescatori da una parte e ai dettaglianti (e, quindi, ai consumato,ri) dall'altra, è dimostrato dalla lunghissima serie di scontri a fuoco, di o,n1icidi, di ferimenti, che dal 1955 al 1963 hanno avuto co,me protagonisti esponenti di diversi gruppi mafiosi in lotta tra loro proprio• per la supremazia nel controllo di questi mercati. La serie venne aperta nel 1955 con l'uccisio•ne di Gaetano Galatolo (soprannominato T'anu Alatu) all'ingresso del nuovo mercato, generale ortofrutticolo dell'Acquasanta, il rione di Palermo· dove il comune aveva trasferito l'attività di contrattazione dei prodotti agricoli che, prima, si svolgeva nel quartiere della Zisa. Ciò causò una piccola guerra tra le mafie dei due qu.artieri, guerra di cui abbiamo parlato dettagliatamente i11altra sede (cfr. « Il Mondo», 26 novembre 1969). I risultati dello scontro si possono riassumere in 18 omicidi e 7 tentati o-micidi. Poi le mafie rivali, almeno così sembrerebbe, trovarono un punto di intesa. La pace, per quel che ne sappiamo, dura tutt'ora. Ma torniamo alla relazione della Commissione antimafia o,, meglio, al rapporto Biaggi-Adamoli-Gatto. In esso, a testimonianza del fatto che la mafia, o almeno la malavita comune, sono tutt'altro che estranee ai mercati palermitani, viene fornito un documento della Questura di Palermo dal quale risultano i seguenti dati: ir1 due anni, dal 1963 al 1965, 64 persone fra pro,duttori,. commercianti e dettaglianti di ortofrutticoli, sono stati sottoposti, a Palermo, a misure di prevenzione; alle stesse mis,ure (alle quali la polizia sottopone individui sul conto dei quali gravano forti sospetti di ~ppartenenza alla mafia) sono stati sottoposti anche 51 macellai. Particolare, quest'ultimo, che va messo in relazio,ne con una delle attività più tradizionali della mafia: l'abigeato (cioè i.I furto del be56 - BibliotecaGino Bianco
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