Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

Girolamo Cotroneo pur avendo avuto la sua genesi dal pensiero di Croce, il liberalsocialismo fu da questi duramente avversato. Croce, seèondo Valiani, « non capì» la portata di un movimento di pensiero che pure nasceva da alcune sue grandi int11izioni e gli parve che inclinasse troppo verso il socialismo: e questo argo1mento è ripetuto da Calogero, ·che parla di un « Croce conservatore », in tale occasion·e « soverchiante il Croce grande filosofo e storico ». Il p·roblema qui posto è trop·po im-portante perché non richieda un chiarimento: che non è poi una difesa d'ufficio di Croce, quanto invece, almeno mi pare, il modo migliore p·er entrare nel cuore stesso del problema e valutare quindi la portata dell'odierno rilancio• del liberalsocialismo. Croce dunque avversò il suo stesso parto: ma né Valiani, né tanto meno Calogero, ci dicono il perché. Limitarsi infatti a dire che Croce non lo capì, è forse troppo capo, per non dire troppo sem,plice. Che Croce, subito dopo la fine della gD.erra, abbia accentuato la sua polemica antisocialista e antimar- . xiana è un fatto certo. Giuseppe Galasso ha di recente notato come questo accentuarsi della polemica fosse soprattutto dovuto alla conclusione per la « mancata restaurazione liberale contemplata nell'epilogo della Storia d'Eu.- ropa » che Croce auspicava ,do·po· la caduta del fascismo, e a cui adesso si opponevano « il marxismo e le forze politiche richiamatesi ad esso ». Tuttavia con questo ·arre.ora no·n si spiegherebbe del tutto il motivo dell'opposizion~ al liberalsocialismo, il quale in fondo cercava generosamente di seguire il corso della storia che vedeva l'avanzarsi delle idee socialiste, e co-ntempoiraneamente di temperare nell'·antica tradizione lib,erale queste stesse idee. Non aveva egli forse scritto, anco1 ra nel 1945, che il liberal·ismo non essendo « un'accademia di astrattezze », « propone e difende azioni e riforme economiche», le quali « son·o la concretezza della sua vita morale», anche se non fissava a priori delle fisse ed astratte forme econo 1 miche? Inoltre, Croce aveva troppo senso storico per p·oter pensare nel 1945 ad una restaurazione tout court di quell'età prefascista di cui aveva tessuto l'elogio nella Storia d'Italia. , Il motivo quindi non va cercato soltanto in certe « scelte » compiute da Croce dopo il fascismo, le quali, come ogni scelta « pratica », sono· sempre discutibili, quanto invece in un grosso problema che Croce si è attribuito per primo l'ingrato co,mpito di porre, e cioè quello dell'antitesi fra giustizia e libertà. Intorno a questo problema (ed è persino inutile citare i testi) Croce si è a lungo travagliato senza riuscire a trovare un punto di mediazione che non fosse quello a tutti noto di risolvere la giustizia nella libertà (la famosa questione dell'ultima dea). L'errore di Calogero (e dico di Calogero in quanto è lui che usa questo termine) è, a mio avviso, quello di attribuire a un fatt~ di « co,nse\.'Vatorismo » quello che per Croce era invece un grosso problema politico (o addirittura filosofico, se lo si inquadra in tutta la polemica sull'Illuminismo), e cioè quello -del 1 la fondazione di un sistema dove la git1stizia convivesse senza conflitti con la libertà. Ora, i teorici del liberalsocialismo citati c.ia Valiani (e fra essi, è bene ricordarlo, c'era anche Calogero stesso), avevano in concreto ri,solto questo conflitto? Oppure l'opposizione di Croce era dovuta proprio alla mancata soluzione di esso e alla sua preoccupazione 52 I , BibliotecaGino Bianco

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