Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

/ ·' Giornale a più voci , ripreso da lui l'argomento), si è di recente occupato anche Leo Valiani (Il iiberalsocialjsmo, in « Rivista Storica Italiana», fase. I, 1969), ricostruendone egregiamente la storia. Chi dunque volesse conoscere le vicende che fra gli anni trenta e il primo dopoguerra ha trascorso questa ideologia ___.la cui matrice erano le pagine della Storia d'Europa e precisamente quei celebri passaggi in cui Croce scriveva che « il liberalismo non coincide col cosidetto liberismo economico » e che quindi « non p,uò rifiutare in principio la socializzazione o statificazione di questi o quei mezzi di produzione », - chi volesse conoscere, allora, le vicende storiche e il significato politico di tale ideologia, potrà senz'altro rifarsi all'indicato scritto di Leo Valiani. TuttaVIia, indipendentemente dal leggere o meno quel saggio, dalle stesse poche parole che abbiamo riportato dall'articolo di Calogero (o più ancora da que1le di Croce), è facile darsi ragione del contenuto essenziale di questa ideologia che viene oggi riproposta e che ovviamente consiste nel tentativo di conciliare il socialismo con ,il liberalismo, e di fondare qt11indi- come si usa dire - un socialismo col volto umano. U,n·a duplice esperienza storica, vissuta nella prima metà di questo secolo - la degenerazione della rivoluzione russa in un sistema burocraticorepressivo culminato nello stalinismo, e l'involuzione del liberismo occidentale verso forme autoritarie culminate nel fascismo - stava alla base di quella esigenza, nata (almeno in Italia) non a caso negli anni fra il trenta e il quaranta. Una operazione ideologica - che si potrebbe definire eclettica -- , avrebbe dovuto quindi riunire ciò che di positivo contenevano le tradizio·n 1 storiche liberali e quelle socialiste, e dare vita ad un tertium che a buon diritto poteva prendere il nome di « 1,iberalsooialismo ». E da questo dovevano nascere istituzioni in cui - per usare i termini dello Hegel giovane - quella « bestia selvaggia » che è la vita economica sarebbe stata « addomesticata » dagli appositi apparati politici, senza tuttavia perseguire un'astratta quanto utopica eguaglianza che avrebbe distrutto le libertà fondamentali dell'individuo, la cui completa realizzazione sarebbe stata garantita assai di più che non in una società ad econon1.ia duramente competitiva e quindi più esposta a svolte autoritarie. Questo programma, che in fondo si potrebbe chiamare ancl1e socialdemocratico, era press'a poco avanzato dal liberalsocialismo di cui oggi riparlano Valiani e Calogero: e non si può dire (ma questo forse ce lo potrebbe spiegare un competente come Valiani, le cui Questioni di storia del socialismo restano ancora un testo fondamentale) quanto •su questa dottrina italiana influissero i dibattiti che, dal programma di Erfurt in poi, si erano avuti in seno alla socialdemocrazia tedesca. l\1a questo è un altro problema, un po' troppo lontano da quello che mi è ,parso invece un punto centrale del discorso sia di Valiani che di Calogero·. Proponendo infatti un nuovo ripensamento dei rapporti fra socialismo e libertà, essi hanno posto anzitutto la questione della parte avuta da Croce nella storia del liberalsocialismo italiano; parte invero assai strana - almeno a prima vista -, dal momento che, 51 , i"bliotecaGino s·anco

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