Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

/ Note della Redazione , ]I canale Milano - Cremona - Po · Più volte abbiamo do1 mandato (e ci siamo domandati) se una politica delle infrastrutture nel nostro paese deve rispondere all'esigenza di « trascinare » lo sviluppo industriale del Sud, oppure a quella di « accon1pagnare » lo sviluppo industrialeJ del Nord. È una domanda che negli ultimi tempi è stata avvalorata da considerazioni avanzate e fatte proprie anche da molti che, pur no11,riconoscendosi nelle battaglie meridionaliste, avvertono la dran1maticità dei problemi creati dalla congestione industriale nel Nord, in termini di saturazione di alcune ' aree urbane co1ne quella milanese o torùiese. In questi ultimi tempi abbiamo, perciò, potuto dire e ripetere che avevamo ragione · noi (e con noi le altre « Cassandre meridionaliste ») quando ponevamo la « civile industrializzazio11e del Mezzogiorno in, alternativa al 1niserabile urbanesimo del Nord ». Ora, però, un episo,dio recente ci fa ritenere che non siano pochi coloro che, magari in buona fede, spingono ancora nella direzione del « miserabile itrbanesimo », e lo fanno coprendosi dietro l'alibi che deter1ninate infrastrutture realizZJate nel Nord favorirebbero lo sviluppo del Sud. Ci riferiamo alla polemica che nel corso del convegno sulla « gestione dei porti interni e delle vie d'acqua» (tenittasi a Cremona l'll ed il 12 ottobre scorsi) si è sviluppata fra Piero Ugolini, co·nsulente economico del Consorzio del canale Milano-Cremona-Po, da una parte, e Nino Novacco, presidente dello IASM, e Paolo Baratta, della SVIMEZ, dall'altra. Il dottor V golini ha sostenuto la tesi che il canale Milano-Cremona-Po « assicurerebbe alle industrie del Sud sbocchi e mercati al Nord» e, quindi, « rappresenterà un valido strumento di integrazione delle due economie, setten.trionale e meridionale ». Novacco e Baratta hanno replicato affermando che le opere idroviarie previste finiranno, irievitabilmente, per svolgere una funzione di attrazicme per ntlovi impianti ed attrezzature industriali, ostacolando, così, le possibilità e le convenienze ad investimenti industriali nel Sud. Le perplessità di Novacco e Baratta sono state, poi, confermate da un articolo, apparso, su « Il Sole - 24 ore » il 17 ottobre scorso, in cui, appunto, il canale veniva presentato come « un fattore oapace di stimolare la crescita di Cremona industriale », e si aggiu,ngeva che « non mancano coloro che, intravedendo le vaste possibilità offerte dalla navigazione interna in termini di costo dei trasporti, già si apprestano a realizzare iniziative industriali lungo il canale artificiale ». Il canale, dunque, non è inteso come una infrastruttura di traffici, ma come un polo di attrazione per nuovi insediamenti industriali in una zonà del Nord che può apparire sottosviluppata solo se paragonata all'addensamento industriale dell'area milanese. La polemica, comunque, ha avuto un seguito: c'è stata una lettera di 41 - i•bliotecaGino Bianco

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