Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

Note della Redazione nendo periodi tolti da contesti diversi. Il « fiorilegio delle amenità >~ .non ottiene « altro frutto che la facile ironia»; evidentemente tautore per primo è poco sicuro dell'utilità di quanto scrive. La verità è che esiste in Italia una sinistra confusionaria, spesso cattolica. la quale co·mpie una quotidiana opera di . disedt-Lcazione democratica con il suo atteggiamento, nei confronti di una concreta politica riformatrice, che oscilla tra l}a malafede ed il qualunquismo. Ed infatti, co,1ne è riconosciuta consuetudine di certi periodici, anche in questo caso la via per la risoluzione dei problemi del paese viene semplicemente individuata in « un diverso meccanismo di sviluppo capace di soddisfare le richieste da tempo emerse presso ampi strati della nostr(a società ». Quali siano· queste richieste, quali glv strati sociali che le esprimono, come esse vadano formulate, co·me tra di esse si possa trovare una co·mposizione, in cosa consista la diversità « del meccanismo di sviluppo da innescare », naturalmente non viene detto. E sare,bbe del resto tempo sprecato attendere da una certa sinistra snobistica un contri 1buto positivo alla soluzione dei proble1ni del paese. Tutto quanto viene proposto consiste, infatti, in « sterzate radicali » ed in un « assetto profondamente innovato dei centri di potere e di iniziativ·a e delta loro logica ». Troppo e troppo poco, in verità, per riprendere il discorso sulla programmazione e sulla ·politica delle riforme. Discorso che si va lentamente spegnendo anche per merito di larga parte della Den1ocrazia cristiana - e di uomini politici democristiani con responsabilità di governo nel campo specifico della programmazione, come a~cuni fatti recenti dimostrano - che ha sempre considerato la programmazio·ne come un « sogno illuministico » e non vi ha mai creduto. In particolare non ci ha creduto nel Mezzogiorno, dove la pro1 granimaziorne è stata considerata come una specie di « camicia di Nesso» da strappare per poter continuare nella tradizionale politica clientelare e trasformistica. Biso·gna dunque ripensare in modo nuovo, sia sotto il profilo politico che sotto quello tecnico, la politica di piano, se si vuole riprendere il cammino delle riforme. E siamo ancora una volta d'accordo con quanto ha scritto Pasquale Saraceno su « Mondo Economico » e cioè che la formazione di un pro-gramma generale non basta, non è sufficiente. « Quello· che conta è che le successive decisioni siano rigorosamente inserite nel sistema delle decisioni precedenti, avendo accuratamente valutato gli effetti che vecchie e nuove decisio·ni produrranno nel loro insieme; ed è nella misura in cui si riesce a procedere in tal mo1 do· che una economia è definibile programmata, e non già perché di tempo in tempo viene prodotto un documento solennemente definito Programma ». 40 BiblioteeaGino Bianco

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