Rileggendo « La De,nocrazia in America » , mostrando la cornice etica e filosofica i·n cui sono racchiuse le leggi, le analisi, le previsioni volte al sociale. Solo in questo modo la lettura potrà essere veramente educativa, ché ci consentirà, forse, di scorgere la maniera di rimanere f e.. deli alla nostra coscienza, senza perdere la capacità di calarci nel reale per intenderlo nel suo farsi politico e sociale co,ncreto. Il rischio di un pensiero che non si compromette con il mo,ndo, - parlo della non compromissione autentica, non di quella che si millanta per tale e cl1e, ad onta delle sue pretese, è fin troppo scopertamente legata al potere - è quello di non avere più gli strumenti concettuali per comprenderlo; mentre il rischio di un pensiero che « prende parte » è quello opposto di svuotarsi progressivamente di ciò che gli dà vita come pensiero, per ridursi ad un commento all'azione. Commento che divien,e affatto i,nutile nei perio 1 di di massima tensione quando, come si su_ol dire, la ,parola è data ai can- . noni. I risultati di una sociologia, come quella tocquevilliana, capace di porsi au dessus de la mélée nel momento stesso che ne indaga a fondo le differenti tendenze reali, sono ormai espliciti già nella possibilità che essa offre di letture diverse. Questa apertura dipende da un equivoco proprio del pensiero, di Tocquerville o dall'ambiguità stessa della ragione umana, che ritrae fedelmente le cose solo quando ce le presenta come su·scettibili di esiti opposti? Quale che sia la risposta che preferiamo dare al quesito, resta il fascino profondo di un pensiero cap,ace di dare alimento sia al libe- ,, Bibrote~a Gino Bianco ralismo garantistico, sia alla sociologia critica: ad atteggiamenti culturali, cioè, che oggi siamo abituati a considerare come appartenenti a problematiche abissalmente lontane. Ad un esame del pensiero di Tocqueville che parta dalla concezione della vita e della morale per giungere alla sociologia, i due termini che la cult•ura contemporanea contrappone si presenteranno, forse, intimamente penetrati l'uno -dell'altro, specie in opere come La Democrazia in America. Ma il critico, anche quello che, come Matteucci, s'ispira ad un liberalismo affatto rispettabile, non può far finta di niente; non può credere che il trapasso dal liberalismo etico alla sociologia critica sia, almeno a livello speculativo, altrettanto naturale come lo era in Tocqueville. Né può dimenticare come la stessa ideologia che portava il pensatore francese a prendere le sue distanze rispetto al mondo e alla mitologia borghese oggi assolve ad un compito apologetico, dinanzi al quale lo stesso cattolicesimo si ritrae perplesso - e non solo per una pura velleità di mostrarsi à la page. Non si tratta tanto di polemizzare, sul piano politico, quando di spiegare perché tutto ciò è avvenuto. Perché lo, spettacolo che « rattristava e agghiacciava>> l'animo più profondo del liberalismo europeo dell'Ottocento - come lo definì Croce, che di liberali se ,ne intendeva - si è trasformato, nelle opere dei suoi epigoni, nel paradiso terrestre, e proprio mentre le tristi profezie di Tocqueville si andavano avverando quasi per intero? G~ranzie della libertà e analisi critica del sociale nascono dalla stes127
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==