Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

Dino Cofrancesco do lascia trasparire in Tocqueville il compiacimento del demistificato 1 re. Almeno nell'atteggiamento di fondo, Tocqueville può essere accomunato al Machiavelli. L'atteggiamento dinanzi alla realtà è spesso identico: stessa volontà di penetrarne il fondo, al di là delle ingannevoli ap-- parenze, stessa insofferenza del pregiudizio e della mediocrità, stesso bisogno di mostrare cosa c'è sotto la crosta del reale: quali sono le forze che muovoino realmente il timone politico e quali, invece, fanno solo finta di muoverlo. Ma sopTattutto l'uno e l'altro, dopo tante fatiche, portano alla luce ciò che tutti sanno. Che i principati cinquecenteschi si formino coi metodi indicati da Cesare Borgia e che la Francia di Luigi XIV sia governata da trenta intendenti, sono verità così evidenti che né il filosofo politico del secolo XVI, n~ quello del XVII vi hanno dedicato soverchia attenzione. E tuttavia p,ro·prio queste verità, quotidiane, penetrate dalla luce del pensiero, ispirano due pensieri politici che, assieme a quello, marxista, costituisco,no quanto di più profondo l'Occidente abbia prodotto in fatto di scienza della società! È l'attitudine costante a smascherare i miti del p,o,tere e a d·emistificare le sue ragioni, .quella che caa stituisce il fascino più duraturo delle grandi opere di Tocqueville. Ciò che Machiavelli scopre del potere politico, Tocqueville scop·re di quello sociale: in entrambi i casi il timoniere, che se ne stava sicuro nella cabina di pilotaggio, viene esaminato minuziosamente, analizzato, scoperto nei suoi lati deboli. Gli in-- tenti sono diversi, ma il risultato è 124 BibliotecaGino Bianco identico,. Nel caso di Machiavelli, la scienza politica serve a contrap·porre all'anarchia delle spinte periferiche l'unità dei ·potere coordinatore; nel caso di Tocqueville, la sociologia politica ha il compito di risvegliare le co,scienze ·perché si affrettino a salvaguardare dall'o·p·p·ressione crescente un margine abbastanza ampio di libertà che consenta di non vende:re l'anima al diavolo e di man-. tener pure la coscienza morale e la visione delle cose. In entrambi i casi, l'asp,irazione più profonda è quella di sostituire alla pigrizia la forza, al fanciullo smarrito l'uomo adulto che assume su di sé la storia e da trascinato cerca di farsi protagonista. Per qu·esto la visione sociale di un Bentham, che, ad onta degli aneliti romantici, trova Constant affatto concorde, non SO'ddisfa per nulla ·Tocqueville. Constant in fondo vuole l'avvento pacifico,. della borghesia, all'in'Segna di un programma whig, quale, di lì a poco, trionferà nell'Inghilterra di Lord Palmerston. Le preoccupazioni di Tocqueville, inve- , ce, vanno ben oltre il regime borghese. Non gli interessa, dichiara, sapere quante sono le braccia del- !' oppressore, né lo consola il fatto che si tratta di mille braccia invece che di due. L'aristocratico che non ha versato troppe lacrime alla caduta della monarchia, non sposerà certo gli interessi delle classi medie, verso le quali manterrà sempre un'antipatia viva e irriducibile anche quando ne dovrà sposare la causa, in nome del men peggio. Se Constant si preoccupa del presente, e •di un presente che sembra rimettere in discussione le libertà liberali dell'Assemblea Costituente

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==