Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

Rileggendo « La De1nocrazia in Anierica » I creta della verità, che comunque va sempre unito alla esigenza di approntare « tipi ideali», con funzione sovente analoga a qu·elli weberiani, quasi per fermare l'inesausto flt1ire dei fenomeni nei rigidi fermagli del concetto, p-uò dirsi vissuto romanticamente. Non c'è in Tocqueville l'atteggiamento p·anteistico e bruniano dinanzi all'in.fi.nito 1 intrecciarsi delle monadi, né il commosso stupo1re di Ranke dinanzi agli spiriti cl1e escono a guisa di pensieri eterni dalla mente di Dio. Gli è che l'esistenza, per lui, non è un valore di per sé. La Weltanschauung spinoziana ·e hobbesiana non lo tenta, né nel suo pirimo aspetto secentesco e razionalistico, né, tanto meno, nella sua riformulazione ottocentesca, panteistica e goethiana. In ciò - e non in banali motivi biografici - si manifesta realmente quella sua natura aristocratica che rende così suggestive, ma anche un po' fredde e compassate, tante pagine della Democrazia in America. Solo i valori rendono la vita, che altrim·enti sarebbe una inutile sofferenza, degna di essere vissuta. Nell'età moderna, questi valori - e Tocqueville è consaipevolmente figlio del suo tempo - non possono essere mutati dall'antico repertorio che la Restaurazione ha i11vano tentato di riportare in auge .. Il trono, l'altare, la cavalleria, le passioni generose di altri tempi sono divenute immagini malinconiche, e persino grottesche, di una storia che, accanto a illusioni generose sulla natura umana, conteneva tropp·o intollerabili crudeltà. Tocqueville non è disposto a dare più fiducia a Carlo X di quanto non sia di·sposto 1 a dame alla sua edizione borghese e petulante della i -lioteca Gino Bianco casa d'Orléans. Al giorno d'oggi, per lui, gli uomini possono ritrovare gli ideali non al di fuo1 ri di sé, ma in se stessi, nella ricerca instancabile di quella verità che rende liberi. Ma ogni conquista su questa via è pagata con la solitudine. L'aristocratico e lo scienziato privo d'illusioni si aiutano l'un l'altro per sottrarsi alla mischja e per raggiungere un punto privilegiato d'osservazione dall'alto del quale analizzare pacatamente tutti i sussulti della sottostante niélée. Quivi le nostalgie del cuore, i ricordi di antichi fatti d'anne e le immagini della casata austera di Valo1gnes diventano storia di ieri. Ai •poeti borghesi del romanticismo 1 - e tali sono Chateaubriand, Byron, Hugo - è lasciato il co·mpito di far rivivere nell'arte il Medio Evo, le sue pass.io,ni eroiche, le sue vicende di vassalli e di trova tori. Al discendente di Malesherbes, dell'ultimo spirito feudale, l'arte borghese non interessa t1n gran che. Né il Medio Evo di maniera della moda romantica, né le invettive contro i nobili che ancora riecheggiano nell'aria, possono fargli comprendere la funzione reale che i suoi padri hanno esercitato nella storia; ma solo lo studio severo dei documer1ti, le 01 re passate in archivio, co,n una di·scip.Jina che quelli avrebbero destinato a più « cavalleresche» imprese. E i risultati li leggeremo nell'Antico Regime e la Rivoluzione, un'opera tanto affine alla Democrazia in Anierica, asciutta, essenziale, che nulla concede all'orpello, e alla retorica e che, nella sua apparente fredd,ezza, è tutta pervasa da un'ansia così assoluta di vero che non di ra123

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