Nord e Sud - anno XVI - n. 120 - dicembre 1969

Dino Cofrancesco tezza intellettuale, e insieme con tale senso della misura, che gli esiti finali della ricerca p·ossono considerarsi utili ad ogni partito - simili, in questo, ai romanzi di Balzac che, scritti da u.n legittimista, divenivano potenti armi polemiche nella critica corrosiva dei sociologi dell'Ottocento,. Certo lo stile lucido, composto·, analitico delle opere di Tocqueville non è dei rpiù incoraggianti. Siamo ormai abituati a ben altro, sicché uno· studio che non scopra subito le sue carte, dicendoci, sin dalle prime pagine, quale p·arte in lotta si propone di servire, ci riempie di diffidenza. E non ab·biamo sempre tutti i torti, perché trop,po, spesso, ammantati di pretenziosa neutralità, ab·biamo visto sist,emi metafisici mettere in discussione il mondo e i poteri, proprio mentre dei poteri del mondo si apprestavano a sostenere i più qualificati. E tuttavia è innegabile che la febbre ideologica e storicistica ci rende talmente ostili nei confronti del « disimpegno» da essere incapaci a distinguere tra il « disimpegno » della scienza e quello pratico e morale 2 • Che· questa sia la n·ostra condizione odierna, lo dimostra l'effetto stesso· che la lettura di Tocqueville p·roduce in molti spiriti superficiali che, alla ricerca frettolosa della bandiera e assillati d·al ·problema del1' etichettamento, compiono, ·del paesaggio descritto da Tocqueville, una ricognizione rapida e disattenta, finché in ultimo, vedendo in esso - cogermi per il ricono·scimento della bellezza. e della grandezza del dipinto. In esso, infatti, non c'è nulla che no,n spunti fuori dalla vita di ogni giorno, non c'è problema politico cl1e il più umile gazzettino no·n me in tutti i paesaggi che si rispettino - fiumi e montagne, cieli ed alberi, come delusi e perplessi, si chiedo,no: « tutto qui?». Ma nella stessa delusione ci possono essere i affronti, non c'è comportamento sociale la cui realtà possa dirsi fraintesa - anche se le soluzioni non convincono sempre. Dal controllore della stanza dei bottoni fino. al più modesto galoppino elettorale, Tocqueville ad ogni atto,re del dramma politico del nostro temp,o può dire: « de te fabula narratur ». E può dirio con le carte in regola, perché egli è, senz'altro, il p1 rimo grande scienziato della politica che abbia sentito il bisogno metodologico di fondare il disco·rso- in una sociologia delle istituzioni, delle classi, del potere. Pur senza rinunciare ad una certa immagine di valore dell'uomo, egli ne fa la cornice etica e filosofica della sua analisi: in primo piano, invece, balzano le classi storicamente operanti, nella ricchezza e nella con-cretezza della loro individuazione, con le loro esigenze di vita, i loro pregiudizi, le loro virtù, la ricerca costante del potere. Ma nemmeno questo senso con- ~ Se non guariamo dal complesso pragmatistico, se non ricostruiamo una teoria della ragione oggettiva, la febbre della prassi finirà col travolgere ogni serio tentativo di studio e di ricerca, trasformando ogni parola in propaganda, ogni verità in formula ideologica, giusta il non infondato allarme di opere come L'Eclisse della ragione di Horkheimer. 122 Biblioteca Gino Bianco

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