Dino Cofrancesco I· lontano sino a monti inaccessibili donde, stanco per l'impossibile scalata, tornerà di nuo,vo a valle per mirare altre esistenze di questa inesauribile « commedia umana », sempre varia e sempre eguale, come la vita dei pop·oli democratici che, dopo tanto girovagare nei bo1schi, si ritrovano co·ntinuamente al medesimo punto. La differenza tra Marx e Tacque., ville, su cui è ritornato qualche anno fa Raymond Aro,n ne Les étapes de la pensée sociologique (Paris, Gallimard 1967), è la differenza stessa tra il « classico » e il « romantico », nel significato tutto p·artic·olare che ai due termini contrapposti dava Benedetto Croce. Il pensiero di Marx è l'arma di una classe sooiale e di un protagonista storico, il proletariato; nasce da un im.pulso all'azione e si risolve nell'autocoscienza della prassi. Se i fini dell'uomo marxiano non fossero quelli dell'antico ,giusnaturalismo ,razionalistico, come ha chiarito Carlo Antoni, ben poco separerebbe questa concezione da quella p,ragmatistica, che fa del pensiero uno strumento per la manipolazione del reale, · un qualco,sa di analogo al braocio e alla leva. In opere come Il Manifesto, la tensione giusnaturalistica però, se salva l'umanesimo, porta la filosofia ·nel cuore stesso delle barricate, ne fa lo ·sguardo di chi sta da una parte sola di esse e per il quale la tavolozza del reale conosce soltanto un colore. Lo storicismo marxista e postmarxista, anzi, ha talmente ridimensionato la fiducia umana nell'oggettività della visione e nella possibilità di costruire modelli poliedrici. di realtà, che il più grande socio120 BibliotecaGino Bianco logo del secolo XX, Max Weber, sarà sp,into a teorizzare, fi·no alle conseguenze p,iù scettiche, l'inevitabile prospettivi·smo di ogni conoscenza. « La cultura ·-- si legge ne Il metodo delle scienze storico-sociali - è una sezione finita dell'rinfinità priva -di senso del divenire del ~ondo, · alla quale è attribuito senso e significato dal ·punto di vista dell'uomo»; ed ancora: « ogni conoscenza della irealtà culturale è sempre, come risul,ta da tutto questo, una co-- noscenZJa da particolari punti di vista ». Ben diverso è l'atteggiamento di Tocqueville. La scienza non è per lui 1a coscienza del p,articolare che si eleva all'universalità, in quanto compendia nella sua posizio·ne dl classe sfruttata tutta la storia umana, né può ridursi ad uno dei modi possibili di vedere la realtà, co·me ·afferma il tardo illuminismo, divenuto, con Weber, scettico e relativista. Per il lettore di Montaigne e di Pascal, l'infinità del cosmo 1 è p,riva di senso so,Io dal p1 unto di vista umano 1, cioè p·er la ragione so,ggettiva , dell'uo,mo-misura. Allo·ntanandosi dalle b·arricate, invece, facendo tacere in sé la voce di parte, tutto acquista un significato diverso, tutto si decanta, e, se non è possibile rispondere alla domanda « cur agenduni? » - perché il cattolicesimo di Tocqueville è 11utrito più di se_ntim·enti religio,si che di dogmi - è consentito, tuttavia, porsi da un'altura che consenta di seguire le vicende umane con distaccata saggezza. Lo scetticismo di Tocqueville è di tipo classico, e cioè morale e p·olitico, ma non è mai gnoseologico, come quello che · nasce dalla crisi ,
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