Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

/ La « vittoria mutilata » , ad esigere, non ad implorare, ciò che è nostro e non può rimanare di altri, senza evidente violazione del diritto nazionale ... 6 • Più esplicito, Gabriele D'Annunzio, in due articoli scritti su « La Petite Gironde »: • Il popolo italiano è in piedi e pare ascolti e comprenda alfine il ritmo delle sue fonti nascoste. Esso sa che, oltre all'unità territoriale, raggiungerà finalmente l'unità vera della sua coscienza e della sua virtù ... Io so bene che vi è in Europa e alla porte stesse di questo mare un'altra razza, che coltiva un ambizioso sogno di espansione nell'avvenire. Questo popolo crede che, come nel pasato fu latino e nel presente sembra essere germanico, in un avvenire misterioso il dominio sarà slavo. Ma è facile dimostrare che, 1pur rispettando secondo giustizia l'idea di nazionalità da cui è· nata, l'Italia ha modo di conciliare il suo interesse nazionale con la libertà d'esistenza e l'attività commerciale degli altri popoli. Ma né tedeschi delle Alpi, né Slavi del Carso, né magiari della Puszta, né croati dell'Istria e de1'la Dalmazia, e nemmeno maomettani travestiti da albanesi potranno mai arrestare il ritmo fatale della storia. Noi sapremo strappare la statua ideale deUa più grande Italia dall'abisso amarissimo dove giace da quasi mezzo secolo, custodita da eroi insanguinati, che aspettano il nuovo giorno ... 7 • ... È già stato osservato che la penisola balcanica è come divisa da compartimenti stagni e che è fatta per Stati indipendenti gli uni dagli altri, come la Grecia antica. L'immagine di Augusto delle Anfizionie greche si presenta spontaneamente nell'animo quando si cerca la formula politica della salvezza. Una lega anfizionica presieduta dalla Magna Mater della civiltà italiana è forse il bel miracolo cl1e è lecito sperare e invocare in quest'epoca straordinaria, in cui tutti i valori si trasformano e tutte le aspirazioni si esaltano al di sopra delle realtà mediocri. Co,me in altri tempi il Consiglio solenne si riuniva in primavera nella città santa di Delfo, non potrebbe riunirsi a Roma, guidato da discendenti dei coloni romani stabiliti nei Carpazi e nella Transilvania da Traiano? Ecco il prestigio di un grande destino. È fatale, mi sembra, che le giovani nazioni jugoslave, come s 1pinte dall'esempio dei rumeni di origine a un tempo tracica e latina, si rivolgano verso la cultura più nobile e più attiva. Il diritto storico della cultura latina sulle due rive del mare dogale, deve essere riconosciuto e restaurato. Rinchiusa nella sua parte centrale dal predominio italico sull'alto e sul basso Adriatico, la costa orientale ha subìto in ogni tempo una servitù di fronte alla occidentale. Benché essa ap,partenga geograficamente ai Balcani, la sua storia è costantemente latina. Tutti i secoli ci attestano questa verità e confermano questa psicologia. Per le leggi fatal 1i della storia, l'Italia deve ridiventare per i Balcani, attraverso l'Adriatico, un centro di irradiazione benefica. Come nel passato, dai paesi inquieti e ansiosi rinasceranno alla gran luce civile soltanto grazie all'Italia rivelatrice ed eccitatrice. Un popolo potente e penoso, figlio di Roma, il popolo romano, ci è testimone che questo destino sta per compiersi. La via romana è la mig1iore e il cemento romano è il più tenace sempre s. 6 L. MEDICI DEL VASCELLO, Per l'Italia! Ed. Laterza, Bari, 1916, pagg. 82-84. 7 « La Petite Gironde », 25 aprile 1915 (trad. it. in « Corriere della Sera», 27 aprile 1915). s « La Petite Gironde », 30 aprile 1915 (trad. it: « Corriere della Sera», 2 maggio 1915). 95 Biblioteca Gino Bianco

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