Antonino Répaci palese spregio del princi·pio di nazionaljtà. E poiché i fiumani, terminato il co·nflitto, dimostrarono insistentemente e inequivocabilmente la · loro volontà di annessione all'Italia, Orlando e la sua delegazione si fecero portavoce di questa volontà alla Confer:enza della pace. Il presidente Wilson, che nel patto di Londra aveva riscontrato un manifesto contrasto con i princìpi dei suoi « Quattordici Punti », e che, oltre a tutto, escludeva ogni impegno degli Stati Uniti rispetto al patto medesimo, pose alla delegazione italiana il dilem1na: o l'osservanza totale del patto di Londra, senza Fiume, op.pure Fiume, senza la Dalmazia. Ma la delegazione italiana si imputò sulla formula: Dalmazia più Fiume. A questo punto anche le delegazioni della Francia e della Gran Bretagna, disposte a sostenere l'Italia nella esecuzione del patto di Londra - al quale esse erano e si sentivano legate - incominciarono a tentennare: di qui l'accusa di « tradimento » lanciata dai nazionalisti nostrani; di qui la « mutilazione » della vittoria. Giova ancora notare a questo punto che l'unica clausola del patto di Londra in discussione era quella relativa alla Dalmazia, giacché nessuna diffico1ltà era insorta a proposito di Trento, e l'Alto Adige. E quello della Dalmazia era il punctum dolens della nostra situazione, giacché l'insistervi, come si insistette, rese evidente che l'unico autentico scopo di guerra del Governo italiano era l'ingrandimento territoriale e il pre-. dominio strategico sulle Alpi e sull'Adriatico, a totale detrimento del . principio di nazionalità, che aveva costituito lo scopo dichiarato della partecipazione al conflitto. 3. Se si vogliono, ricercare i motivi e le rçigioni di questa psicosi autolesionista, occorre fare un salto a ritroso e risalire all'equivoco interventista. I più recenti studi, pubblicati in occasione del cinquantenario dell'entrata in guerra dell'Italia, hanno posto nel dovuto rilievo il fenomeno politico• verificato,si in Italia allo scoppio del co,nflitto. Dichiarata la propria neutralità, il nostro paese non intervenne se non nel maggio del 1915, circa undici mesi dopo che la guerra infuriava in tutta Europa. Il nostro Governo aveva deciso la neutralità, in primo luogo perché l'Austria-Ungheria, in violazio·ne d,el trattato della Triplice Alleanza, non aveva adempiuto a taluni obblighi fondamentali, che le · avrebbero fatto carico in rapporto alla situazione; secondariamente perché le nostre forze armate si trovavano in una fase di crisi profonda e non disponevano di una p,reparazione sufficiente. Il Governo italiano, presieduto da Antonio Salandra, con Sidney Sonnino agli Affari esteri, si giovò del perio·do della neutralità p·er riorganizzare l'esercito e per trattare, dapprima con l'Austria-Ungheria, sui compensi territoriali che 92 Biblioteca Gino Bianco
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