Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

... . ' La'« vittoria mutilata » Lo stesso D'Annunzio in una Meditazione del 16 agosto 1919, lasciò scritto: Oggi sul leggìo dei riti immondi i sacrestani della disfatta hanno collocato il libro della cronaca di Caporetto; e lo sfogliano e lo brancicano berciando e sbavando, finché non periscano della loro saliva infetta 2. Francesco· Coppola, esponente naziona]ista: ...Ma, dopo la guerra, le colpe dei governanti italiani non possono più né contarsi né misurarsi. La prima, incredibile e ingiustificabile, fu quella di aver provato e dimostrato immediatamente lo sbigottimento della vittoria, e di aver precipitosamente, con un armistizio prematuro, insidiosamente voluto dagli « alleati », arre~tato il naturale e necessario sviluppo della vittoria stessa, a Zagabri_a, a Lubiana, a· Vienna, a Budapest, a Spalato, a Cattaro, a Scutari, che avrebbe automar ticamente risolti i nostri più gravi problemi, facendoci arbitri assoluti dell'Impero Austro-Ungarico e dell'Adriatico. - Questa colpa non è superata che dall'altra immediatamente seguente, e veramente inesplicabile: quella di aver accettato dopo la vittoria il comando unico interalleato, che aveva rifiutato prima della vittoria: cioè, di averlo accettato quando in nessun caso poteva avere più alcuna utilità per noi ed era invece un puro ed evidentissimo danno; di avere, in altri termini, regalata la nostra vittoria allo straniero; di averla messa nelle mani del francese che doveva adoperarla, come infatti l'ha adoperata, contro di noi. Fermate le nostre truppe sulla n1iserabile linea del Trattato di Londra, abbiamo consegnate le insegne del comando al francese Foch, il quale le ha rimesse al francese Franchet d'Espérey. E così il francese Franchet d'Espérey si è impadronito dei paesi balcanici e di quelli danubiani, e sotto la protezione delle sue bandiere ha condotti serbi e greci sull'Adriatico, in Albania, in Dalmazia, a Fiume ad oltraggiarvi le nostra vittoria . ...Non basta. Alla Conferenza abbiamo sin dal primo giorno fatto una politica non mondiale quale si conveniva a una grande potenza che aveva deciso le sorti del mondo, non europea quale si conveniva a una grande potenza che aveva salvata l'Europa, e nemmeno mediterranea e coloniale quale imponeva la nostra necessità capitale, ma una politico grettamente locale, piccola, miserabile, ascetica, balcanica, quasi che in qualche porto e in qualche isola adriatica si esau1issero il nostro diritto e il nostro destino; e quasi che le nostre rivendicazioni adriatiche potessero realizzarsi a parte, artificialmente avulse dal quadro degli avvenimenti e delle forze mondiali, della politica mondiale; e quasi che una grande potenza potesse impunemente disinteressarsi da qualsiasi grande o piccola cosa in qualsiasi vicinao lontana parte del mondo ... 3. Durante il fascismo la « vittoria mutilata » dive11ne dogma storiografico ufficiale, come può rileva~si dal brano che qui sotto si riproduce, di Roberto Farinacci (scritto in realtà da Paolo Pantaleo), che può valere da campione : L'Italia ha vinta o perduta la guerra? Se si fosse misurata la nostra vittoria sulla catastrofe dell'Impero austriaco, 2 I vi, pag. 310. 3 F. COPPOLA, La pace democratica. Ed. Zanichelli, Bologno, 1922, pagg. 241-243. 89 Biblioteca Gino Bianco

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