Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

CRONACHE E MEMORIE '' La vittoria mutil_ata ,,. di Antonino Répaci 1. Nel discorso tenuto agli aviatori di Centocelle, il 9 luglio del 1919, Gabriele D'Annunzio disse a un certo- punto: ...Ci opprimevano la trrstezza dell'ozio costretto, il tedio della vana attesa, l'ambascia della vittoria mutilata e agonizzante, l'odio meschino delle oche per le aquile 1 • Il mito· della « vittoria mutilata » non nacque naturalmente con questo discorso: esso era già nato fra i piagnistei di Vittorio Emanuele Orlando alla Conferenza di Versailles e le frenetiche velleità di conquista -dei nazio,nalfascisti. D'Annunzio altro· non fece che dargli un nome, tenerlo. a battesimo: e così formulato infatti giunse fino a noi e rimarrà in futuro- per designare un peculiare stato d'animo, una deformazione patologica collettiva, che fece del nostro paese un vinto contro sé vincitore. Le due parole dannunziane caddero in un humus fecondo e non tardarono a diventare una insegna, una bandiera, l'emblema della inguaribile retorica italica e del cronico vittimismo dei nostri ceti medi. In esso confluirono l'inappagato e inappagabile ap-petito degli imperialisti in erba; il rancore di molti redt1ci no1 stalgici della vita avventurosa di guerra e restii a inserirsi nella grigia vita civile di ogni gio1mo; le aspirazio-ni frustrate a rinnovamenti troppo facilmente promessi e non pur anche attuati, nonché una congerie di altri motivi e mo,venti di cui si farà cenno- fra poco. Ora il mito della « vittoria mutilata >> ha compiuto cinquant'anni: e dico ha compiuto, perché è tutt'ora vivo e vitale in taluni non trascurabili settori della politica e della cultura, come se, in questo cinquantennio trascorso fra rivolgimenti e catastrofi, nulla fosse accaduto, come se Versailles fosse ancora· là, simbolo imbalsamato di iniquità e di s~ praffazione. Ancor oggi si continua a dire e scrivere che gli Alleati dell'Intesa hanno tradito l'Italia, principale artefice della vittoria, privandola ;di quei co·mpensi che legittimamente le sarebbero spettati in ragione degli immensi sacrifizi sofferti. Ed ecco alcune voci dell'epoca. t G. D'ANNUNZIO, Il libro ascetico della giovane Italia. Ed. Oleandro, pag. 86. 88 Biblioteca Gino Bianco

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