Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

/ Dove va la « G./. »? , dano, da inserire, in questa ipotesi, in un sistema che valorizzi il carattere rappresentativo dall'associazionismo volontario, contro ogni sbavatura corporativa. Anche in questo caso, insomma, non ci sen1bra si sia tenuto preisente a sufficienza, per fare un esempio, che i problemi delle Ferro,vie non riguardano esclusivamente i ferrovieri, ma anche i consumatori di trasporti: che occorre, cioè, garantire la composizione fra spinte particolaristiche e interessi generali. La politica per la gioventù - vi è in questo senso un richiamo molto preciso nel programma econon1ico nazionale - deve trovare il suo reale fondamento nelle iniziative in alcuni settori nevralgici (la scuola, il lavoro) rispetto ai quali esiste un interesse preminente dei giovani, ma esiste pure un interesse dell'intera società, che sui risultati di tali interventi mis11ra il proprio grado di sviluppo civile e sociale: si tratta perciò sopratutto di una questione di volontà politica, che deve tuttavia specificarsi anche nei confronti di problen1i più modesti - come quello della Gioventù Italiana, per esempio - su cui ug1.1aln1.enteoccorre dar prova di una concreta capacità riformatrice. Qual'è quindi il punto di arrivo che ci si deve proporre per quanto riguarda la Gioventù Italiana? Un parlamentare socialista, Ugo Bonafini, nel 1967 ha proposto - quale relatore in Commissione al Senato sul documento della Corte dei Conti prima ricordato - la soppressione della Gioventù Italiana e la liquidazione del suo. patrimonio. Si può essere i11 linea di massima d'accordo con questa proposta, cl1e non contrasta con l'attuazio·ne di altre forme di intervento pubblico in favore dei giovani, ma semmai 11epotrebbe costituire la premessa in ter1nini più realistici di quel che non appaia l'assorbimento della Gioventù Italiana, così com'è oggi configurata, in un nuovo organismo la cui realizzazione resta, allo stato attuale dei fatti, piuttosto ipotetica. Certo, perché una proposta di soppressione non si risolva in una dissipazione, occorre preventivamente accertare quale sia o quali siar10 le destinazioni più utili per i beni del patrimonio della Giove11tù Italiana. Ed è appunto nell'accertamento di queste destinazioni più utili che ci si deve regolare non in base ad una visione settoriale o addirittura corporativa (i giovani), ma in base ad una visione glo•bale degli interessi generali. Ci sono molte esigenze della società civile, no1 n escluse s'intende quelle che riguardano i giovani, che potrebbero trovare soddisfazione sia pure parzi~le mediante una saggia valo,rizzazione del patrimonio in 65 -.Bibli.oteca Gino Bianco

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