Giornale a più voci , mente avanzata, che oggi i dirigenti del PCI si presentano profondamente divisi, anche se democristiani e socialisti fanno di tutto per non farli apparire tali. Da una parte Amendola sostiene che i comunisti debbono an·dare al governo e che ci debbono andare proprio sulla scia della loro tradizione leninista e filo-sovietica. All'opposto, la Rossanda ed il gruppo del « Marufesto » dicono che biso,gna tornare al leninismo e che bisogna tornarvi per riunire in un movimento unitario a forti tinte rivoluzionarie tutte le forze di sinistra presenti nel paese. In mezzo, cautamente attestati su una duttile posizione di « ortodossia togliattiana », Longo, Berlinguer ed ora anche Ingrao invitano i comunisti a preoccuparsi soprattutto della compattezza del partito per sfruttare nel miglior modo possibile debolezze, difficoltà ed errori degli altri. Come si vede, tt1tte e tre queste posizioni, sia pure co11 implicazioni ed accenti diversi, e talora oppo,sti, risentono della originaria « doppiezza » della svolta del '45; quando cioè il Partito comunista italiano, deliberatamente, decise di non scegliere tra leninismo e costituzionalism·o, tra rivoluzione e riforme, allo scopo di fare ap,parire il costituzionalismo e le riforme un alibi per la rivolt1zione, ed il leninismo e la rivoluzione un alibi per le riforme. Oggi però bisogna andare avanti, bisogna superarie lo sto,rico impasse, che ha fin.ora b1occato inesorabilmente il più grande partito del movimento operaio italiano. Continuare a nascondere dietro fumosi schemi ideologici la pro1 pria radicale incapacità di analisi e di prop·osta, significherebbe tradire quella grande esigenza popolare di trasformazione della società, di cui gli spiriti più apertamente democratici del nostro paese hanno sempre sentito il significato e talvolta sofferto il fascino. Ma, alle soglie degli anni '70, la crisi del leninismoj, se la si coglie ai vertici, la si vive alla base, nelle federazioni e nelle sezioni di partito (soprattutto quelle di periferia), dove il meccanismo leninista, di fronte all'affare cecoslovacco, è esploso in tt1tte le sue contraddizioni. Soltanto un partito che da tempo avesse rint1nciato al suo leninismo d'origine e si fosse dato una struttura ideologica ed organizzativa orizzontale, mobile, elastica, più consona alla sua p1 resenza in quella società democratica che dice di accettare, avreb 1 be potuto affrontare in un clima diverso il ,dibattito con la bas~ sui fatti di Praga; e forse non registrerebbe con tanta drammaticità quella frattura di incomunicabilità, tipica 1del mondo comunista, tra giovani contestatori che si agitano e vecchi militanti che « giocando a scopone aspettano tranquillamente i carri armati sovietici. .. ». LUIGI COMPAGNA I violenti del calcio Si racconta che un avvocato napoletano fan1oso per la sua eloquenza venisse colto, nel bel mezzo •di un processo, ~a un improvviso attacco di amnesia. Convinto di rappresentare la p1 ubblica accusa, il « principe del Foro» 53 .BibliotecaGino Bianco
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