Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

.. Luigi Compagna ticolare revisionismo italiano, dopo avere in parte strumentalizzato· l'alleanza col nuovo corso di Praga, non sarà ora ·tentato di strumentalizzare i contrasti col vecchio corso di Mosca». L'impeccabile problematica di Bettiza aveva dunque già richiamato i comunisti italiani ad uscire dalla vaghezza delie loro formulazioni, a non « pietrificare» il loro primo autentico dissenso ·da l'Aosca nel consueto· inaccettabile tatticismo di marca togliattiana, a non seguire la strada dei comunisti francesi, che, anche di fronte alla brutale aggressione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del piatto di Varsavia, avevano ritenuto più producente rifugiarsi nell'antico lealismo coimintemista. La realtà dei fatti, invano mascherata dalla ibrida relazione di Longo all'ultima sessione del Comitato Centrale, impone oggi al Pa,rtito comunista italiano di chiarire il problema di fondo della sua linea ideologica e po,litica: quale è il tipo di rapporto che deve instaurarsi tra quelli che comunemente vengo,no chiamati i due grandi mome11ti del movimento operaio, quello nazionale e quello internazionale. Se è vero, come diceva Togliatti e come dice Longo, che tra questi due momenti non vi è un p1 rima e non vi è un dopo, ma vi è altresì un « rapporto dialettico», un « profondo legame» di influenza recip,roca, allo1 ra questo << rapporto dialettico», questo << profon·do legame», vanno definiti e vanno defirntii in termini concreti. Solo così si potrà finalmente ·avere una proposta convincente e sistematizzata sul modo, il tempo, la tattica e la strategia per la costruzione di un socialismo originale in Itali,a. Questa proposta nel PCI di oggi non può provenire né dalla cosiddetta sinistra, democratica ed autonomista di fronte ai prob,lemi or.ientali, ma i1llusoriamente rivoluzionaria ed antiparlamentare di fronte a quelli nazionali, né dalla cosiddetta destra, costituzionalista e parlamentare per l'Italia ma ambigua e piuttosto giustificazionista nei confronti della Russia. Queste due posizioni, tra le quaili è riuscita -ancora una vo1 lta a porsi come valida piattaforma di mediazione, la di1 plomazia « togliattiana » di Berlinguer (grazie anche al fatto che Ingrao ha avuto paura di andare fino in fondo ed ha preferito mantenere i contatti col centro), vanno, a nostro avviso, considerat·e come le inevitabili contraddizioni con cui il comunismo italiano ha recepito quella che è sostanzialmente la crisi del leninismo. Scriveva a questo proposito Gio·rgio Galli ne Il bipartitismo imperfetto: « Nel 1945 il grup 1 po dirigente del partito, su ispirazione di To,gliatti, accetta · come validi gli istituti e le forme della democrazia parlamentare, ma nello stesso tempo riafferma l'ideologia leninista d·el p,artito. Le due cose non possono stare insieme e da questa contra,ddizione nasce uno degli equivoci più funesti della sto;ria politica italiana, equivoco che dura tuttora, e che lo stesso Togliatti nel 1956, dt1rante i dibattiti che seguirono il ventesimo congresso del partito sovietico, definì con l'espressione ·doppi e z z a». È proprio per essersi trascinati dietro per venticinque anni questa macroscopica dop·piezza, tra partito di tipo leninista che punti ad una conquista violenta del potere e p,artito di tipo socialdemocratico che guadagnando nuovi elettori voglia incidere sui problemi di una società industriai52 BibliotecaGino Bianco

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