Note della Redazione nuovi posti di lavoro che saranno creati nell'industria manifatturiera. ·Di questi, oltre il 50% ( 85.781) dovrebbero essere· creati nel Mezzogiorno, che vedrebbe aumentare del 20% l'occupazione nel ramo manifatturiero, contro il 5,6% dell'intero paese. . Quale che sia là validità quantitativa di ques{e cifre, è importante sottolineare che per la prirna volta l'indagine confindustriale sembra essere orientata positivamente 11ei confronti del Mezzogiorno. Non è precisamente calcolabile quanto 1 peso abbiano avuto in questo senso le dichiarazioni di « disponibilità » della Fiat, dell'Olivetti, della Pirelli, a « scendere » nel Sud. Sta di fatto che l'occupazione nel settore meccanico crescerà, secondo la Confindustria, di quasi 37.000 unità nel Mezzogiorno; e di quasi 6.000, sempre nel Mezzogiorno, crescerà quella nel settore dell'industria trasformatrice della gomma. Tutto ciò ripropone la necessità di trovare sempre nuovi protagonisti, animatori, interlocutori di queste che sen1brano essere le spontanee tendenze dello sviluppo del Mezzogiorno. Ci troviamo, infatti, di fronte alla scadenza sia del Programma Economico Nazionale, sia del Piano di Coordinamento degli Interventi Pubblici nel Mezzogiorno; e siamo, inoltre, di fronte alla imminente creazione delle Regioni a statuto ordinario. Scadenze, queste, che non possono non tener conto delle mancate realizzazioni del Programma Nazionale, di quelle parziali del Piano di Coordinamento, nonché, infine, dell'asfittico approccio di questi anni alla progran1n1azione regionale. Pertanto, anche se il processo_ degli investimenti nel Mezzogiorno dovesse subire un'accelerazione (e anche in questo caso le previsioni della Confindustria sono favo- · revoli, dal momento che per ben 1'83,4%i complessivi nuovi investimenti nelle industrie manif alturiere dovrebbero localizzarsi nel. Mezzogiorno), questa stessa accelerazione potreobe essere compromessa da un quadro istituzionale quanto mai carente. Se, dunque, le pri111e esperienze sono state d~ludenti, bisogna ritenere che le carenze da tutti avvertite hanno riguardato e riguardano, più che gli strumenti in se stessi, una scarsa volontà politica, insufficiente e incapace di dar loro concretezza ed efficacia. Bisogna riprendere, nel tempo breve, il discorso sulla politica di piano e sui suoi organi: dal Progetto '80, troppo rapidamente accantonato, alla legge sulle procedure che da circa un anno giace al Senato, alle direttive per il secondo Piano di Coordinamento. Malgrado tutto queste ci sembrano ancora le migliori occasioni per dare nuovo slancio alla politica di sviluppo del .Mezzogiorno, per caricare la politica di programmazione di effettivi e qualificanti contenuti meridionalistici. Porti senza piani Negli ultimi quindici anni in Italia (pur se con i noti scompensi) l'economia è cresciuta rapidamente e s'è dilatato il patrimonio d'infrastrutture. Si 44 BibliotecaGino Bianco
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