Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

NOTE DELLA REDAZIONE Mezzogiorno e scadenze della programmazione « La tendenza espansiva che anche nel 1968 ha interessato il sisten1a economico italiano e si è tradotta in un aiunento del reddito nazionale lordo del 5,7% in termini reali, non ha investito in 1nisura soddisfacente il Mezzo- . giorno: qui, infatti, l'incre,nento del reddito lordo è stato soltanto del 3%, in termini reali, contro il 6,6% conseguito nel Centro nord». Co~ qitesto deficitario bilancio si apre l'annuale «Relazione» del Con1itato dei Ministri per il Mezzogiorno. E il bilancio risulta ancora più deludente se dai dati sul reddito si passa a quelli sull'occupazione. A tre anni dal varo del prilno programn1a econo1nico nazionale, il quadro dell'andamento dell'occupazione nelle regioni ,neridionali è quanto mai sconfortante. Appena 5 mila occupati in più nell'industria, 242 mila occupati in meno nell'agricoltura, quasi 231 mila nuovi occupati nelle attività terziarie e di servizio: in totale, dal 1966 al 1968, 8 mila occupati i11 1neno. E così nel mese di luglio di quest'anno i disoccupati ed i sottoccupati « ufficiali» presenti nel Mezzogiorno costituiscono rispettivamente quasi il 47% e poco meno del 60% dei totali nazionali ( e si tratta di percentuali che peccano, nella loro ufficialità, per difetto). Il dato di partenza rilevato dalla <{ Relazione » è da attribuirsi principalmente all'andamento negativo della produzione agricola che si è contratta del 9,391J rispetto al 1967. Se però si considera il settore industriale, ci si trova di fronte a risultati tali da attenuare i motivi di perplessità. Ciò significa che l'agricoltura resta ancora il settore-chiave dell'eco,nomia meridionale, mentre l'industria, per quanto in movimento, non è ancora in grado di co1npensare le insufficienze di una struttura agricola troppo legata all'andamento meteorologico. L'industria deve quindi accelerare il suo passo. In tal senso, appare interessante rilevare, co1ne sottolinea la « Relazione » citata, « che le nuove iniziative industriali tendono a localizzarsi all'interno degli agglomerati delle aree e dei nuclei industriali»,· che « la tendenza alla concentrazione di nuove iniziative industriali cresce al crescere della dimensione degli investimenti »; e che gli investimenti più ragguardevoli si concentrano nei tre settori: chimico, meccanico e metallurgico. Dunque, dall'insien1e delle analisi che in questo periodo vengono condotte, risulta che, accanto ad un peso dell'agricoltura ancora troppo condizionante, il principale motivo d'allarme per l'economia nieridionale resta la stasi dell'occupazione. A questo proposito sono particolarmente interessanti le previsioni della Confindustria per il quadriennio 1969-1972. Ta}i previsioni, in base a quanto hanno dichia.rato gli interessati, fanno a1nmontare a poco più di 160.000 i 43 . BibliotecaGino Bianco

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