I cattolici fra loro pita dell'interiorità e della serietà di un impegno civile e religioso quale maggiormente quell'epoca richiedeva ». Ma una volta ac·certata la volontà di Paolo VI di mantenere l'A.C. quale « associazione selettiva » dei cattolici (,a meno di non lasciare ad altri la prose·cuzione dell'associazione, e di fatto permettere ·tln ritorno a impostazio,ni tanto faticosamente superate, almeno in ·alcuni ran1i .e movimenti, o a meno di non assiste 1 re impassibili ad uno svuota·m,ento progressivo della associazione, conseguente alla f,uga degli iscritti) gli organismi nazionali si trovarono di fronte al tema della demo,cratizzazio,ne della strutture, avanzato dai gio~vani fin dal '64 e che era stato accanto 1 nato con la implicita mo1 tivazione che l'ordine ecclesiale non p·oteva mutuare criteri propri dell'ordin,e politico. Paolo VI aveva pa1 rlato di « zina relati1;a autonomia »: r11a cosa p,oteva significare, quando qu,esta veniv·a ,esaltata al pari del « merito dell'obbedienza »? L'A.C., aveva detto il papa, nello stesso •discorso, « è coordinata ad un'altra orga11izzazior1e, alla Gerarchia della Chiesa: ciò accresce all'Azione Cattolica prestigio, doveri, efficienza, contenuto ecclesiale, meriti. Sappiamo quanto questo aspetto caratteristico non sia a molti gradito, e co111eitna valutazio.ne prevalente di tale aspetto su quello spirituale e finalistico possa appesantire l'Azione Cattolica, come l'armatura d1i Saitl sulle spalle di David. Ma sappiamo anche il merito dell'organizzazione; merito dell'efficienza, merito dell'obbedienza, nzerito dell'amicizia e della carità, merito dell'apostolato che for111agli strumenti dell'Apostolato Gerarchico, proprio dell'Azione Cattolica, possa a;nn1ettere diversità di gradi, tra i quali non manca110 quelli di una relativa autonomia e di un esercizio diretto di responscLbilità ». Di fro,nte ·a questa imp·ostazione di Paolo v·r, la presidenza della GIAC sentì che o-cco·rreva in primo luog.o rive1 ndicare il nuovo ruolo laicale della A.C., e lo fece subito -do1 po con un documento: « Se a tutti i laici nel momento in citi si irzseriscono nell' azio11e pastorale della c•hiesa, si chiede di valorizzare la loro vocazione, non di meno potrà. essere chiesto all'Azione Cattolica, vol1Ata come strumento di piena vita ecclesiale, . nel rispetto dell'esperienza e della responsabilità laicali. I dubbi sollevati da qualcuno siLlla laicità dell'Azione Cattolica (prescindendo da concrete esperienze che li possono avallare) non tengono conto: a) che la Gerarchia non può· voler mutare la naturia dei laici senza l'amministrazione di un apposito sacramento: in n1ancanza del qi,tale la vocazione del laico è già caratterizzata pienamente da particolari sacran1enti; b) che 35 BibliotecaGino Bianco
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