L'uomo senza dimensioni ., che rendono .assai in,certi i confini tra gli usi p1 acifici e gli impieghi strategici della tecnologia. E prima che le implicazioni militari, diretta conseguenza di quei falsi valori quali il potere e il prestigio, vengano, assieme a questi, cancellate dalla « noosfera », la « tecnosfera », ci pare, avrà tutto il tempo che vuole, per diventare completamente autonoma e determinare ciecamente il destino di una umanità ormai impotente di fronte ad essa. Quale, a questo, punto, la conclusione? E quale, soprattutto, l'alternativa? Se re·stiamo ·all'interno, del quadro offertoci dagli autori ,di questa serie ·di articoli, non ci pare si presentino alternative: dagli apparati burocratici di Galbraith al dominio dei computers di Kah,n, dalla pianificazione del tempo libero di Briggs alla vittoria della tecnosfera di Huxley e Nicholson, tutto concorre a ,dare un solo risultato: quello della progressiva abdicazione dell'uomo al trono di dio de la terra su cui lo aveva collo1cato i filosofi del « primo » Rinascimento. Può darsi, o è forse certo, che la colpa di tutto ciò sia de1l'uomo stesso il quale, come ha scritto Koestler, « resta una creatura bi .. fronte come Giano: un genio nel dominare la natura, uno stolto nella condotta delle cose umane »; talmente stolto da farsi sfuggire di mano le sue stesse invenzioni, le sue costruzioni artificiali, la sua storia, in una parola. Comur1que sia, non sembra che lo sguardo gettato sul futuro con spregiudicato realismo dagli studiosi che abbiamo nominato, offra, nonostante il sostanziale ottimismo che pervade i loro scritti, alternative concrete. Tuttavia una speranza c'è: che il loro quadro sia falso, la loro previsione sbagliata nel fondo, anche se apparentemente esatta. Che cioè, nonostante il dilatarsi dell'universo tecnologico, le decisioni ultime, in be·ne o in male, come è stato per il passato, spettino sempre all'uomo, all'uomo come individuo etico e non come struttura burocratizzata. Solo così, forse, l'umanità potrà affrontare consapevolmente il proprio destino,: se cioè, al di sopra delle strutture pianificatrici, co1 nserverà intatta la volontà dell'uomo; se cioè, nonostante tutto, « il futuro », per dirla con Carlo Levi, conserverà ancora il suo « cuore antico ». GIROLAMO COTRONEO ,. 17 • Biblioteca Gino Bianco
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