Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

Sul canale di Suez I fico potrà averne bisogno se, perdurando la chiusura del canale, matureranno nuove relazioni, altre stra·de .diventeranno accessibili e co·nvenienti, nuovi mezzi di trasporto solcheranno i mari a prezzi ridottissimi. Ne uscirà com•promesso il ruolo svolto dal Mediterraneo e dai suoi porti europei nei confronti dell'Europa continentale? Si è sempre insistito, come si diceva all'inizio, sulla vantaggiosa posizione della nostra penisola, lungo molo1 proteso nel l\1editerraneo. Si sa di alcuni grossi complessi industriali costieri la cui pro,d11zione di conci1ni e •di altri prodotti chimici di base era largamente esportata via mare nei paesi sottOS':7ilup,pati dell'Asia meridionale, Cina compresa. Non poco peso ha sulla nostra econo·n1ia di scambio la distillazione del petrolio e l'ino,1tro in Et1ropa dei pro,dotti della s11a raffinazione. E i11 ogni caso, se il transito .diretto, di merce destinata all'Europa continentale attraverso i nostri porti ecl i nostri valichi resta piuttosto modesto, ben altra e maggio,re è la co·nsistenza dei transiti no•n diretti, cioè dei prodotti che la nostra economia ricava da materie prime importate e desti11a alla vendita all'estero. Che cosa avverrà di tutto questo se il canale di Suez resterà chiuso, se il Mediterraneo diventerà accessibile solo da Gibilterra? Certo, il fatto che una rilevante corrente di traffico venga dirottata dal Mediterra-neo, e che questo) da mare di transito si trasformi in una specie di ca,polinea degli scambi marittimi o addirittura venga declassato a tappa seco,n,daria e magari periferica rispetto alle grandi rotte del traffico internazionale, deve mettere in allarme. Oggi forse più di ieri uno scostamento dalle maggiori direttrici di scambio può risultare fatale. Ancora, un aumento dei costi i11dustriali conseguente all'allungamento del,le rotte di appro,,vigionanìento delle materie prime e del,le fonti di energia può compro·mettere la funzio1ìe trasformatrice che la nostra eco11omia esercita nei confronti dei mercati di sbocco dell'Euro,pa occidentale. E tuttavia, come si diceva per Suez, i dati dell'ambiente naturale, le distanze fisiche, la geografia delle terre e ·dei mari ten•dono a pesare sempre meno1 nel qua1dro degli scambi mondiali. Più che una variazione dei perco·rsi e della distanza oggi co,nta la capacità ,dei sistemi econo,mici di adeguarsi ra,pidamente al mutare •delle co,ndizioni della pro·duzio·ne, la capacità dei sistemi economici di intercettare corre~ti di traffico co,n infrastrutture adeguate e tecnologicamente progredite, la capacità infine di penetrare e di resistere sui mercati ,di sbocco con la qualità dei prodotti e l'efficienza del s_istema distributivo. Anche se la penisola .non potrà più intercettare i traffi,ci di Suez tra l'Oriente ed 127 . Bib_liotecaGino Bianco

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