Sul canale di ,Suez costo di trasporto sarà ridotto a tal pt111to,da rendere del tutto inutile, almeno per que.1 che riguarda il petro,lio, la riapertura di Suez. La navigabilità del canale domanda infatti t1na grossa spesa per ripristinarlo, continue opere di manutenzione e so,p,rattutto continue o•pere -di trasformazione per renderlo adeguato alle dimensioni della flotta cisterniera mondiale. Non bisogna infatti dimenticare che la stazze maggiori cacceranno sempre più dal mercato dei noli le stazze minori, sia per i vantaggi conseguibili sul costo del trasporto che per quelli che si avranno sui costi di costruzione, e perché solo le superpetroliere renderanno co,nveniente l'impiego di impia11ti altamente automatizzati non solo per la navigazione, ma altresì per l'imbarco e lo sbarco della merce.· Ancora una volta, le navi scarsamente at1tomatizzate usciranno dal mercato. Se a tutto questo si aggiungono i riscl1i provenienti dalla instabilità politica che può rendere imprevedibilmente aleatoria la disponibilità del canale, e il costo per i diritti di transito, 110n sembra irragionevole immaginare che, senza alct1n danno per il rifornimento di petrolio dehl'Europa mediterranea, Suez potrà restare chiuso e il_ Mediterrane·o potrà diventare una specie di grande lago accessibile solo da Gibilterra. Resta da dire -del traffico di merce diversa dal petrolio tra l'Europa occidentale e l'Asia meridionale. Si tratta tutto sommato di un traffico esiguo: un sessanta-settanta milioni di tonnellate annue, per due terzi diretto all'Asia meridionale e per un terzo diretto all'Europa occidentale. Il danno che la chiusura di Suez ha comportato 1 per paesi come l'India, il Pakistan, l'In1donesia, i cui sca1nbi con l'Et1ro1 pa attraverso il canale erano· rilevanti, è abbastanza sensibile. Le loro importazioni di fertilizzanti e di cereali ,dall'America e dall'Europa hanno dovuto, soipportare un notevole aggravio dei costi .di trasporto. Serio anche il pr~ blema della ven,dita all'Europa delle loro materie prin1e, perché queste rapp·resentano spesso una importante se non l'unica fonte di reddito; perché se non si vendono materie prime non si è in grado di acquistare i prodotti e specialmente quei beni strumentali che sono indispensabili al.lo svilup,po; perché infine l'aggravio sui costi di trasporto delle importazioni pesa assai più sulle economie sottosviluppate che non s~i paesi sviluppati. La situazione tt1ttavia non è compromessa a tal punto che non possa trovare una soluzione i11un carnbiamento di rotta delle relazioni commeTciali. È noto quale fort~ s,pinta esp,ansio,nistica caratterizzi l'attuale fase di sviluppo dell'econon1ia giapponese. Ed è altresì 125 .Bib.lioteca Gino Bianco
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