Calogero Muscarà Che co,sa è dunque avvenuto? Perché l'importanza economic·a della posizione di Suez non spinge le gran,di p·otenze ad affrettare la riap•ertura del can·ale? È mutato il significato e l'importanza della posizione economica al punto da rendere irrilevante il danno che se ne subisce? Op1 pure i danni che ,derivano dalla chiusura -di Suez non comp,ensano i rischi che la sua riap,ertura fa correre per lo spostamento dell'equilibrio po1 litico e strategico mondiale? Per Suez, prima della chiusura, passava quasi un quarto di miliardo di tonnellate di merce, un sesto del1 l'intero movimento ma·rittimo mon1diale; pas,sa,,ano 180 milio,ni di to·nne,J,late di p,etrolio, tra greggio e raffi.nato, quasi un qua,rto cioè di tutto il petrolio che si muove nel mon·do in un anno. Il Vicino Oriente, com'è noto, produce circa un terzo di tutto i,l greggio estratto sulla superficie terrestre e possiede quasi il 60% delle riserve note. Ne consuma p·ochissimo: con una p,roduzione di 470-500 milio,ni di tonn,ellate, ne vende più del 90%. L'Euro 1 pa occidentale, per contro, ha una prodt1zione molto modesta: un 5% del fabbi 1 so,gno, con un consumo tra i più alti del mon,do·. Siamo intorno ai 450 milio,ni di to,nnel,late. E così il Vicino Oriente vende all'Europ·a occidentale un buon 40% della sua produzione e l'Europa occidentale acquista dal Vicino• Oriente per 200 milio·ni di tonnellate all'anno. Per altro verso,, le prospettive dei consumi et1ropei sono piutto,sto· am.pie. Stime riferite al 1980 p·er i sei paesi del Mercato Comune prevedono un rad,do,p·pio dei consumi e-nergetici ed un incremento della p-arte che s,petta al petro,lio ,dal 45 di o,ggi al 52-59% del 1980 1 • Co1 me p·uò dunque avvenire che, a differenza di quanto accadde dopo la chiusura di Suez del 1956-57, l'Eur9pa non abbia subìto le conseguenze ,della p,rolungata intransitabilità del canale? Di più, co-me può avvenire che essa guardi al futuro, ad un futuro, ormai prossimo, senza rilevanti preoccupazio 1 ni per il rifornimento in fonti energetiche? La rispo 1 sta è nei fatti. Oggi, parte notevole del petro,lio arabo, arriva ai p·orti del Mediterraneo ,di Levante o, attraverso gli oleodotti o per ferrovia. E che qt1esti n1ezzi 1 di trasporto stiano diventando semp,re più convenienti è provato dai cospicui impegni finanziari che Israele si è assunti recentemente per affiancare ai già esistenti oleodotti, una pipe-- line tra Eilath ed Ashkelo,n per una po,rtata di 45-40 milioni di tonnellate-anno, e accessibile da ent,rambe le parti a navi da 500 n1ila tonnellate di stazza. Lo stesso Egitto, mentre il canale resta chiuso ed i progetti per app~ofon·dirlo a 16 metri in un primo momento e successivamente a 20 metri restano inattuali, ha iniziato - come si è detto - 1 Cfr. D. Gu1ccIARDI, Le fonti di energia-prospettive al duemila, « I futuribili », 1969, febbraio. 122 Biblioteca Gino Bianco
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