.. Sul canale di Suez Po,Iiticamente infatti è in atto una prova di fo1 rza tra americani e sovietici per il contro 1 llo •di una posizion.e geografica cl1e, se ricava la sua prima importanza dalla presenza delle grandi risen,e di petrolio, è diventata oggi altrettanto rilevante sotto il profilo strategico e sotto quelilo politico. È noto come la crisi di Suez abbia favorito fin dal lontano 1956 la penetrazione e l'inserin1e11to nel Mediterraneo di un'Unione Sovietica cl1e ha cominciato a guardare al Vicino Oriente come ad una posizione chiave dei st1oi rapporti con l'Asia meridionale, ed al n1ondo arabo come ad un'occasione per rafforzare la sua influenza politica su qt1ei paesi sottosviluppati. Per contro, gli Stati Uniti da]la chiusura di Suez ottengono di impedire la penetrazione sovietica nel Mar Rosso; di immobilizzare il porto yemenita di Hodeida già concesso all'Unio 1 11e Sovietica co,me base per la penetrazione della sua flotta nell'Oceano Indiano; di allungare infine il percorso delle navi russe che portano rifornimenti al Vietnam del Nord di u11a intera settimana, costringendole a seguire la rotta del Capo oppure a servirsi della Transibe- • r1ana. Ma se si intendono facilmente le diffico-ltà delle gra11di potenze a far concludere un conflitto che contint1a ad impedire la riapertura di Suez, meno facilmente si intende che l'Egitto si sia accinto a costruire un grande oleodotto parallelo al canale e cl1iede per la sua riapertura che le truppe di Israele si ritirino dal Sinai. Il prezzo è troppo alto per credere cl1e Nasser pensi di risct1oterlo. Eppure, il danno che l'Egitto riceve dalla mancata riscossione dei pedaggi è • rilevante; le perdite per la i11tra11sitabilità del canale so110 valutate in 500 milioni di dollari. Il contributo cl1e Arabia Saudita, I(u- ,vait e Libia versa110 a Nas.ser compensa solo in misura esigua il cospicuo danno economico. Ancora, Nasser, in camlJio del contributo, l1a dovuto subire l'alleanza tra Iran ed Arabia Sat1dita, celebrata per arrestare la penetrazio11e egiziana nel Golfo Persico, mentre la sua leadership s11 paesi arabi è quanto meno in discussione. Perché non ripete il tentativo del gennaio del 1968 di forzare il passaggio meridionale? Perché ha rinunciato alle pressioni su Gran Bretagna e Stati Uniti? Peggio, perché costruisce l'oleodotto e chiede un prezzo impossibile per la riapertura del canale? Sco11ta forse il perdurare di una chiusura di Suez che a parole dichiara di voler riaprire? Sembra questa la risposta più convincente, quella che più adeguatamente si inquadra nel so·mmario p·rofilo ,della situazione che 110 delineato poc'anzi; quella infine che ci porta a concludere con una prima ipotesi probabile: il canale di Suez resterà intransitabile anco•ra per molto tempo. 121 Bib ·oteca Gino Bianco
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