Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

Girolamo Cotrorteo interessarsene con un'i11tensità che ai nostri antenati sarebbe ·parsa . , . . quasi un ossessione maniaca ». • Sarebbe forse il caso di aggiungere a questa osservazione di Kahn, che appunto ai nostri antenati il proble.ma nep•p-ure si poneva - o si poneva in termini g-enerici di aspirazione - dato che essi viv-evano, per dirla ancora con Tilgher, in una « società a fili larghi e radi », dove il destino era un fatto individuale, -do•ve il raggio delle azioni non superava, an1che quando si trattava di azioni a livello politico generale, un ristretto ambito di interessi, non implicava il destino, come oggi accade·, della totalità d-el gen-ere umano. Qual11nque piano previsionale avrebbe· urtato co-ntro le imprevedibili possibilità~ di operazio·ni a livello individuale, alle quali la struttura della società contemporanea non ha praticamente lasciato spazio, rendendo quindi possibili previsioni a largo raggio. Nella so,cietà che non pens.ava, in qua,nto no·n potev.a pianificarlo, al futuro, valevano quindi le responsabilità soggettive e l'impegno- p-ersonale, e non si chiedeva, 1come p·aradossalmente avviene oggi, da una parte, una sempre maggio·re libertà fino ai lim:iti dell'anarchia, e contemporaneamente dall'altra, l'intervento dello Stato in ogni settore della vita pubblica, la pianificazione generale (che è sempre limitatrice di libertà), e persino, dopo qu_ella politica e quella economioa, l'eguaglia,nza intellettuale. Ma questo è un altro p·roblema. Ritornan·do al nostro discorso, da quanto abbiamo detto sino-ra dovrebbe apparire ormai chiaro che la « scienza -del futuro » può esistere solo ove si ammetta, primo, 1che le maglie cl-ella so-cietà siano oggi, e più ancora saranno domani così strette da non lasciare spazio all'azione jndividuale, e, secondo, ché le decisioni riguardanti l'umanità jntera saranno prese da mostruos-e e misteriose burocrazie, appoggiate da -colossali apparati di computers, che impediranno qualsiasi interferenza sogg-ettiva che volesse turbare il piano precostituito. Che questo sia il futu.ro che ci attende, e che anzi sarebbe già in atto, è in fon·do l'opinione di Jo,hn K. Galbraith, un altro, e certamente fra i più noti, partecipanti al dibattito pubblicato da « La Stampa », il quale si è occupato della possibilità di prevedere la politica estera dei prossimi anni e delle possibilità di p-ianificazione razio-nalizzata che essa presenta. Galbraith l1a osservato anzitutto che « uno dei tanti miti che intralciano la realtà afferma che alcuni indivi,dui so-no la forza motrice n-ella creazione della politica internazio,nale » mentre, a suo avviso, « gli uo-mini non dominano gli eventi e neppure do-minano la burocrazia », ma « sono 10 BibliotecaGino Bianco

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