... Antonino Répaci Il « parecchio » di Giolitti deve essere condannato sul piano storico, alla stessa stregua dell'interventismo i1nperialista, giacché trattasi di due o,pposti aspetti di una unica sostanza: il mercantilismo territoriale e strategico. E i passi sopra riportati. ne so110 una p·rova illuminante. Si suole dire che la storia ·non si ripete. Sarà, ma 11el nostro paese si è ripetuta, e per di più co11 una certa monotonia. Scriveva Gaetano Salvemini nel gennaio 1919: I conservatori italiani sono sempre così: vili quando hanno bisogno di essere aiutati dai democratici per tirarsi d'imbarazzo, arroganti quando credono di averla fatta franca 11. È la solita farsa che si ripete fin dall'età del Riso,rgimento: la conquista regia che si co,ntrabbanda con1e rivoluzione nazionale giuocando a carte truccate con Garibaldi, per chiudere il giuoco con la farsa dei plebisciti; le « radiose giornate di maggio, », ove si recita la farsa dell'ultima guerra di indipendenza nazionale nonché della « guerra alla guerra», e si stipula sottobanco il meschino mercato del patto di Londra; i governi di unione nazionale durante il conflitto, per insce·nare la farsa di una concordia e occultare una situazione di guerra civile allo st1 ato recessivo e latente; infine il calcio dell'asino, quando Bissolati non senre più alla farsa e rappresenta soltanto il dito puntato sulla cattiva coscienza di chi ha barato al giuoco. Dice ancora Gaetano Salvemini nello scritto su citato: La discussione non è fra rinunciatari ed eroi. L'on. Sonnino vuol contribuire con nazionalisti e militaristi inglesi e francesi a preparare un'Europa aggravata da armamenti maggiori e precip,itantesi verso la voragine di nuove guerre; l'on. Bisse>- lati non vuol saperne di questa politica. Tanto l'on. Sonnino quanto l'on. Bissolati rinunziano a qualche cosa per otetnere il loro scopo: l'on Sonnino rinuncia alla pace, l'on. Bissolati rinuncia ad una nuova guerra. Ecco tutto ts. Gli è che la vittoria fu realmente « mutilata », no11 già per opera degli alleati e tanto meno, dei nostri « rinunciatari », ma per opera di Sonnino e dei reazionari italiani, perché non v'ha peggior sconfitta che la sensazione della sconfitta stessa. La· sconfitta altro non fu che la cattiva coscienza dei nostri conservatori, i quali erano di così corta veduta da valutare un grandioso evento storico in funzione di dare e di avere, incapaci di coglierne il reale significato al di là di un meschino m~:chiavellismo paesano. Il Salvemini non fu difficile profeta col de11 G. SALVEMINI, Dal patto di Londra ecc. cit., pag. 256. 1s Ivi, pag. 258. 104 Biblioteca Gino Bianco
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