.. La « vittoria mutilata » però a rafforzare il movimento dei neutralisti. Invero valeva la pena di buttarsi in quella guerra e incontrare tanto rischio solo per il divario che separava il « parecchio » di Sonnino da quello di Gioii tti? 14. E Raffaele Paolucci, l'ero·e della « Viribus Unitis », esponente del nazionalismo italiano, scrisse nel 1952: Quante volte mi sono poi domandato negli anni seguenti cosa sarebb'e successo se avessimo seguìto l'idea di Giolitti. Avrebbero egualmente perduto la guerra gli Imperi Centrali? Credo di sì, perché al difuori della disfatta dell'esercito austroungarico, che fu esclusiva opera nostra, non si può onestamente parlare cli disfatta militare della Germania, che fu vittoriosa sempre e su tutti i fronti. La guerra fu perduta dagli Imperi Centrali per effetto del blocco, per le privazioni del popolo, come io vidi poi coi miei occhi nei giorni della mia prigionia. E la nostra neutralità avrebbe sì reso libero l'esercito austro-ungarico di scaraventarsi sul fronte francese, ma non avrebbe potuto diminuire gli effetti del blocco, vera causa della disfatta degli Imperi Centrali. Considerando le cose da questo .punto di vista Giovanni Giolitti non aveva dunque torto, e noi avremmo colla sua politica ottenuto parechio dagli Imperi Centrali e anche qualcosa dagli alleati, certo non meno di quel poco con cui poi si volle compensare il nostro tremendo sacrificio di denaro e di sangue 1s. È vero che aggiunge subito dopo: Ma non si può prescindere, nel destino dei popoli, dai loro ideali. Non invano per quarant'anni si era parlato di Trieste e di Trento 16; tuttavia il pro,blema rimane nei suoi termini iniziali: e cioè che, considerata la conclusione dell' « affare », questo sarebbe stato più lucroso sen·za la guerra, tenuto conto del danno emerge11te ( « i sacrifici di denaro e di sangue » ). Si entra qui in un tema che presenta proporzio 1 ni assai vaste: il tema cioè della neutralità e dell'intervento, spogliato dalle passioni e dalle polemiche del tempo e collocato nella sua prospettiva storica. Ma questo tema esula dall'argomento qui trattato, e per di più non ha ancora oggidì trovato la su·a reale prospettiva storica, come dimostrano recenti po-lemiche fra storiografi eminenti. In questa sede ci si può soltanto affacciare verso una problematica cosiffatta; basti dire cioè che, ad avviso di chi scrive, l'Ita~ia non ·avrebbe potuto evitare l'intervento, ma che l'intervento non doveva essere effettuato nelle modalità e nel clima in ct1i fu effettuato. 14 L. ALBERTINI, Vent'anni di vita politica, Ed. Zanichelli, Bologna, 1951, Parte Il, voi. I, pagg. 526-527. 1s R. PAOLUCCI, Il mio piccolo mondo perduto, Edizione Cappelli, Bologna, 1952, pagg. 85-86. 16 I . I . VI, OC. Clt. 103 ~ BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==