Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

Antonino Répaci piaceva alla Nazione - se per Nazione si intende non il numero demografico, ma quella parte di essa che fa atto di p1 resenza politica» 13. Di qui alla concezio-ne della « razza eletta », della 1ninoranza carismatica cui sp-etta la legittima rappresentanza della nazio·ne, p·erché essa è il « meglio »·della nazione stessa, il p1 asso è breve - e viene co,mpiuto. Ecco dunque riaffiorare lo spirito delle « radiose giornate »: il governo che non rappresenta nulla perché emanazione del Parlamento, il quale a sua volta esp-rime un numero amorfo e bruto· e no,n il « genio della stirpe »; le opposizioni che, svalutando la guerra, sono diventate il nemico da distruggere perché ree di alto tradin1entoj della p·atria, mentre le minoranze « patriottiche » hanno il « diritto storico· » di co·mandare per dare un senso1 alla· vitto.ria, per affe1 rmare la grandezza della patria e via discorrendo. Ed ecco co,me il mito della « vittoria mutilata » cessa di essere un motivo di politica internazio,nale p·er trasformarsi in una escatologia di politica interna, tendente a sopraffare il « p·aese legale », per instaurare co•n qualunqt1e mezzo, un asserito e fantomatico « paese reale ». La vittoria è stata mutilata dal cinico egoismo• degli ·alleati, ma prima ancora è stata mutilata dall'atteggiamento rinunciatario della demo1 crazia e dal tradimento dei neutralisti. Il numero bruto dei vota.nti non conta più nulla: occorre la volontà politica di colocr:oche hanno conseguito la vittoria e che ne pretendono la piena realizzazione, affinché diventi volontà· dominatrice e realizzatrice. 6. Per più adeguatamente connotare la mentalità dei nazionalisti italiani - e in questa accezione comprendia1no tutto· lo schieramento della nostra destra liberale - no·n sarà inutile ripro 1durre il- pensiero di due esponenti - peraltro person·almente stimabilissimi -, espresso molto tempo dopo gli avvenimenti so-pra esaminati. · Luigi Albertini, che fu direttore del « Corriere _della Sera » e uno dei più tenaci assertori dell'inten,entismo co:nservatore, scrisse nella solitudine pensosa seguìta al suo 01stracismo: Purtroppo il « parecchio » di Sonnino e Salandra non si staccava da quello di Giolitti quanto noi credevamo e, in ogni caso, se l'Austria lo avesse concesso, per non esser distrutta, come lo fu, ce lo avrebbe tolto a guerra finita. Ma noi in quei giorni tutt'altro immaginavamo fuorché il governo avesse presentato all'Austria un programma di rivendicazioni così inadeguato e tale da farci correre il pericolo di vederlo accettato, un p•rogramma che, p·ur non coincidendo nella questione di Trieste ·specialmente con ciò che l'Austria concedeva e soddisfaceva Giolitti, serviva 13 G. PERTICONE, La politica italiana ·nell'ultimo trentennio, Ed. Leonardo, Roma, 1946, vol. I, pagg. 331-332. 102 Biblioteca Gino Bianco

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