Nord e Sud - anno XVI - n. 119 - novembre 1969

' La « vittoria n1utilata » I italiano delegò il fascismo a compiere la controrivoluzione postuma e preventiva. Orbene, in questa seconda impresa il mito della « vittoria mutilata » espletò una parte di primo piano. Di tale impresa - come già si è accennato - i principali protago11isti furono i nazionalisti, i quali, a conflitto terminato, non esitarono a proclamare che il conflitto stesso non era stato uno scontro fra democrazia e imperialismo, ma fra imperialismi contrastanti. Il contributo nazionalista fu deter,minante: esso diede il tono e anche la musica ai gruppi liberali più retrivi, spostando, vieppiù verso destra il baricentro dello schieramento costituzionale. Ma poco appresso, trasformatosi in Partito nazionalista con deputati (pochi) 11ell'esecratissimo Parlamento, passò in secondo piano per far posto al più rumoroso, invadente, concludente e combattivo mo1 vimento fascista col quale finì per fondersi nel 1923. Impostata in tal modo la lotta politica - e, nel seno di essa, Ja battaglia elettorale - stilla condanna e sulla esaltazione della guerra, poiché rispetto ai neutralisti nessuna rilevanza ebbe la distinzione fra assertori della pace democratica e assertori della pace imperialistica, per avere e gli uni e gli altri « voluto la guerra >,, ne conseguì inevitabilmente che, sul piano elettorale, gli interventisti democratici fossero travolti nella sconfitta di tutto l'interventismo. Ma anche su questo punto i due gruppi si differenziavano notevolmente: mentre i .democratici, ligi alle regole del giuoco, accettarono rassegnatamente la sconfitta, i gruppi di destra - come annota giustamente il Perticone - che non erano affatto ricorsi ai comizi per prenderne atto e norma (della volontà della maggioranza), ora, dopo l'insuccesso, non riconoscono il valore dei comizi, non riconoscono legittima la rappresentanza che ne è uscita. Questo è il loro atteggiamento costante, di prima e di poi, indipendente _. se si vuole -- dall'insuccesso. Il che conferma che essi sono già fuori del sistema. I loro movimenti nettamente an.- tidemocratici non potevano essere disciplinati da un meccanis1no proprio della democrazia. Perciò il rapporto di forze restava, dopo le elezioni, ancora il medesimo di prima delle elezioni; perché la volontà rilevante restava quella che si era già tutta spiegata nella lotta di cui il ricorso alle urne era un episodio, tumultuoso bensì, ma insignificante. Così dopo come prima delle elezioni del novembre '19.... si trattava di vedere: se i gruppi di estrema sinistra erano decisi a fare la rivoluzione proletaria ...; se i gruppi della democrazia di governo erano decisi a impegnare le forze dello Stato per difenderlo da tutti gli assalti e soprattutto da quelli delle formazioni armate; se i gruppi di estrema destra erano decisi a impadronirsi dello Stato, passando attraverso la guerra civile e respir1gendo ogni altra formula politica e ogni altra forma di pacificazione sociale. Di queste tre decisioni, una sola era irrevocabilmente presa: « il nemico - aveva scritto D'Annunzio il 5 luglio - non è più negli inferni del Carso, ma sui sette colli quiriti. Lo cacceremo! » E Corradini aveva scritto il giorno avanti su l'Idea Nazionale che « il governo Nitti non 101 .Bibl.iotecaGino Bianco

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