Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

Adriana Bich della scuola ». Einaudi, invece 5 si ispirava alla tradizio,ne inglese, che lascia ampia iniziativa ai singoli istituti perché si diano ciascuno un proprio 01 rdinamento. Affermava anzi che « la scuola, pubblica o privata, non fiorirà e non darà frutti sostanziali se non quando avremo tolto ai certificati o diplomi da essa rilasciati qualsiasi valo1 ~e legale ». La propo 1 sta, co1 me è noto, è stata spesso· rilanciata, ancl1e molto· recentemente. Ma la nostra realtà economica, il nostro costume, la nostra stessa morale di gruppo•, no,n consentivano. allora, e penso che ancor meno co·nsentano oggi, di affro.ntare u,na tale trasform.azione, se non a rischio di veder elevato a sistema, e senza neppure la contropartita di un effettivo miglio 1 ramento nella qualità dell'ist 1ruzione, il nepotismo di classe, di clan, di partito, di co,nfessione. Anche i democristiani negavano la priorità dello• Stato in materia di educazio 1 ne, po1iché per loro era fondamentale che fulcro di questa fosse la famiglia, ca.me naturale custode anche della tradizio·ne religiosa. Moro scriveva infatti 6 : « L'affermata libertà di insegnare si tenta di conciliare, in adesio,ne a particolari intuizioni del mo,ndo, co·n il monopolio, o quanto meno co·n la spiccata preminenza dello Stato in materia di istruzio·ne e di educazione, mentre occorrerebbe salvaguardare il principio di libertà, tanto più prezioso e caro- dopo· le costrizio,ni ideologiche del fascismo ». Era un discorso molto abile, facilmente accetto a quella larga parte della opinione pubblica, in cui il nascente interesse per i fatti e i metodi della democrazia politica cominciava ad essere convo·gliato nell'u·nica direzione del timo·re per un rinascente totalitarismo, questa volta comunista. In una pro 1 posta di rifo1 rma, un. gruppo di docenti cattolici 7 enunciava ugualmente che la educazio,ne si svolge « come ·nella su·a prima e naturale sede, nella famiglia». Ancora altri 8 , riconosceva a questa grandi diritti, poiché « la forza spirituale della edu.cazione pubblica contrasta con i mezzi repressivi di cui il governo dispon·e »; e M. Barb,era 9 condannava in blocco « so.cialisti e liberali » perché intendo,no, la « lib1 ertà di insegnamento nel senso, che ciascuna scuola e ciascun insegnante siano liberi di insegnare le ideo1 lo.gie che vogliono, indipendentemente dalla volontà dei genitoTi _che mandano i figli alla scuola governativa ». s LUIGI EINAUDI, Libertà della scuola e vanità dei titoli, « Il Corriere della Sera », Milano, 11 maggio 1947. 6 ALDO MoRo, / problemi della scuola, « Il Popolo», Roma, 20 ottobre 1946. 7 « Proposta per la riforma della scuola italiana, formulata da una commissione di ,professori della Università Cattolica del S. Cuore», Milano, 1946. s PIETRO FEOLA, Il problema della educazione in rapporto alla Famiglia, alla Scuola, allo Stato, Napoli, 1946. 9· M. BARBERA, Per la effettiva libertà della scuola, « Il Popolo », Roma 27 aprile 1947. ' 94 Bibiiotecaginobianco

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