Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

.. La C.,ostituente e la scuola « enti e privati » presuppone « enti con fini non commerciali ». Chi invocava una « scuola libera » aveva del resto a proprio favore il disgusto e lo sgomento lasciati dall'esperienza del fascismo, che si era servito dell'istruzio,ne per imporre ai gioi\Tani la sua ideologia. In realtà si pensava anche, di fronte all'incognita dell'assetto che avrebbe assunto l'Italia dopo le elezioni, a costituire, per ogni evenienza, una riserva di forze politiche, e di scuole in cui preparare il ricambio dei quadri. Ai democristiani credo infatti che interessasse sop,rattutto favorire lo svilup·po di istituti medi, pur nella stretta ortodossia confessionale,· qualitativamente buoni, secondo il modello di alcuni, che durante il fascismo erano riusciti a mantenere, grazie però anche alla selezionatissima provenienza degli alunni, una relativa indipendenza ideologica. Viceversa, la larghezza nel concedere « pariificazioni » ne fece pullulare molti altri mediocri o pessimi, e abbassò il livello anche dei . . pr1m1. Lo stesso timore di una preminenza delle sinistre, u11ito però ad una bt1ona dose di faciloneria, indusse alcuni 2 a ritenere auspicabile che « la scuola privata potesse intervenire nel contro1lo della scuola statale, e avesse il diritto di denunciare alla pubblica opinione quanto in essa potesse contrastare con il generale orientamento etico del paese ». Dove si rivela l'illusione, tipicamente qualunquista, che isolati sforzi di singoli, alieni per giunta dalla « sporca » politica, potessero impedire l'eventuale ripetersi di fenomeni totalitari. Bisognava invece, semmai, seguire proprio la via opposta. Infatti, dato il carattere accentratore dello Stato fascista, la scuola, pur basata in ogni suo aspetto sul più rigido autoritarismo e divenuta veicolo di coercizione e di propaganda smaccata, asst1nse in quel periodo, in una misura che mai prima aveva saputo raggiungere, un carattere « pubblico ». In p,roposito la Benetti 3 osservava che allora essa « si awicinava davvero alla vita dello Stato, intrecciava talmente le sue sorti particolari a q11ella che avrebbe dovuto co·nsiderarsi la realtà politica universale, da confondersi con questa ». Per trasformare questo integrarsi tra società e cultura, in uno, strumento di civismo democratico·, Flores D'Arcais 4 proponeva il modello della scuola americana che « educa al senso del dovere e della respo 1 nsabilità, allo spirito d'iniziativa, al rispetto verso il diritto e la legge » grazie alla « intensa vita sociale, che costituisce l'aspetto non ufficiale 2 MASTROJANNAI,tti Ass. Cost. I Comm. Discussioni. 29 Ottobre 1946. . 3 VALERIABENETTIBRUNELLI, Premessa alla riforma della scuola italiana, Roma 1945,. 4 GIUSEPPEFLoREs D'ARcAIS, La didattica e i problemi della scuola, Padova 1946. 93 _Bib·liotecaginobianco

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