' / La lunga paura di Bucarest del socialismo (sintomo di quella che Lenin chiamava malattia infantile del comunismo), molte visioni rigide, semplicistiche, dom·maticl1e ». Ma Bucarest non è Praga. Il « centralismo democratico » resta il principio informatore della vita interna di partito. Stampa, radio e televisione sono t·enute saldamente soitto co1 ntrollo 1; manca il profondo dibattito che caratterizzò l'esperienza cecoslovacca. E tuttavia appare una certa volontà di rinnovamento. I dirigenti rumeni sono, infatti, consapevoli che un paese perennemente minacciato co1 me la Romania ha bisogno, per sopravvivere, di una popolazione compatta, disposta a seguire i propri capi e a lottare in difesa delle proprie conquiste. Finora si è fatto leva sul sentimento nazio.nale, profondamente radicato nell'animo dei rumeni. Ma il ricorso al nazionalismo, anche se rispo 1 nde ad un'esigenza difensiva e non ad una volontà di supremazia sugli altri popoli, co,nti:ene sempre qua'lcosa di negativo, e, comunqu,e, un governo no·n può fondare interamente su di esso la ricerca del consenso. All'adesio·ne emotiva deve subentrare l'adesione ca.sciente a livello po1 litico. È di questo che ha bisogno anche il governo rumeno per proseguire sulla sua via. Il partito, dovrà essere, quindi, più aperto alle sollecitazioni della società, alle spinte provenienti dal basso. In prospettiva, ai dirigenti rumeni si po1 rranno le stesse scelte che si posero agli artefici della « primavera di Praga ». È un punto di passaggio obbligato e da queste scelte dipende l'avvenire politico della Romania. Il partito deve stare attento a no•n spingersi troppo avanti per non sco1 ntentare l'URSS, ma deve anche stare attento a non andare trop·po piano, se vuole conquistarsi la fiducia della popolazione. Divisi fra queste due esigenz ·, alla ricerca di un giusto equilibrio, i dirigenti rumeni mirano ad accrescere il grado di partecipazione politica del cittadino, anche se ristretta all'ambito d·el partito. All'interno, del partito, si potrà discutere, criticare e denunziare le tendenze alla routi11e o le degenerazioni. burocratiche. Non si esclude la possibilità che, nel momento decisionale, si formino una maggioranza ed una minoranza, a condizione, però, che questa si adegui alla prima nel mo1mento esecutivo 1 • L'organizzazione del dissenso è comunque vietata: « Ogni attività frazionistica costituisce un delitto contro il partito, essen.do incompatibile con la qualità di membro del partito» (Statutul P.C.R. art. 2 par. b). Le divergenze politiche no·n potranno più, tuttavia, configurarsi_ co,me reati perseguibili penalmente. E la riabilitazione di Patrascanu, una delle vittime più famose di Gheo1 rghìu-Dej, oltre che un doveroso atto di giustizia, è :anche un impegno per il futuro, a che sia ristabilita la legalità statutaria ed e1liminato l'arbitrio poliziesco. Si avverte, ora, anche la necessità di correggere il funzionamento 87 Bibliotecaginobianco
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